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Lavoro

Strage sul lavoro. Sindacati in sciopero: “Si muore per un pezzo di pane”

di Redazione -





“Basta morti sul lavoro”, è il grido di molti operai che hanno preso parte, ieri mattina, allo sciopero che si è tenuto davanti la Prefettura di Palermo. Chiedono che quanto accaduto a Casteldaccia, dove sono morti cinque operai, con un altro che è in gravi condizioni, non si verifichi più. “
Alle parole delle istituzioni devono seguire i fatti, il governo deve agire. Basta morire per un pezzo di pane” è il grido unanime dei sindacati. Centinaia i lavoratori che hanno risposto all’appello delle sigle sindacali, ricevute in delegazione dal prefetto Massimo Mariani.
“Ormai è una tragedia calcolata – attacca Mario Ridulfo, segretario generale Cgil Sicilia – il sistema ormai calcola i morti sul lavoro come un costo sociale sostenibile: se a distanza di anni la situazione è solo che peggiorata è colpa di un sistema politico che ha costruito precarietà nel mondo del lavoro e per loro va bene così. Le cause che stanno a monte di queste tragedie sono determinate dalle norme e dalle leggi votate dal parlamento”.
I lavoratori presenti trattengono a stento le lacrime per quanto accaduto a Casteldaccia: “Ci promettono che si occuperanno del caso – commenta un lavoratore – però continuano a non esserci ispettori e muoiono persone. Tra l’altro hanno approvato questa legge che aumenta il subappalto e quindi tutto a scapito degli operai: pensano solo ai profitti”.
La Cisl rimarca l’impegno che tutti i sindacati devono mettere in campo uniti: “la strage dimostra che basta disattendere elementi di purezza per cui non si torna a casa – sottolinea Sebastiano Cappuccio, Cisl – ci sono risorse sui piani nazionali e sui fondi europei ma soprattutto all’Inail, dove ci sono circa 3 miliardi di euro che in questo momento possono essere destinati alla formazione e al sostegno delle famiglie colpite da queste tragedie”.
“Casteldaccia deve farci ricordare – dice amaramente un lavoratore – che si muore per pochi euro. Non è giusto, fra qualche giorno non se ne parlerà più”.