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Attualità

La cultura reale e l’intelligenza artificiale celebrate al Massimo

di Dora Di Cara -





Agli Stati Generali della Cultura, evento organizzato al Teatro Massimo di Palermo dal Sole 24 ore e dall’amministrazione comunale, il tema della pace l’ha fatta da padrone.
Probabilmente la massiccia presenza della scuola in teatro, dove erano presenti studenti e docenti, ha portato il convegno su un piano meno tecnico. Declinati in varie salse da molti relatori concetti generici e discutibili come l’importanza della cultura, del teatro e della musica per affermare i valori della pace e dell’amicizia tra i popoli. Stereotipo alternativo a quello degli ufficiali delle SS famosi per essere fini cultori di arte e musica.

Il ruolo dell’intelligenza artificiale è stato accennato mentre utile è stato l’intervento di Francesco Bongarrà, giornalista e direttore dell’istituto italiano di cultura a Londra, il quale ha sollevato il problema, dati alla mano, dei finanziamenti pubblici. 

“Gli inglesi sono innamorati di quello che siamo, ammirano il nostro essere, la nostra arte, il nostro cibo, il nostro modo di produrre cose belle che fanno trend, ma non sono capaci di dircelo”. dice Francesco Bongarrà, intervenendo agli Stati generali della cultura del Sole 24 ore al Teatro Massimo di Palermo. “Sto puntando sul design, faccio incontri con costumisti, con designer italiani che vengono lì e raccontano perché sono eccellenza, perché in un teatro come questo si possono produrre delle cose che ha senso vedere solo qui. Devi venire qui a vederlo”, dice ancora Bongarrà. “Lavoriamo su grandi temi come, ad esempio, l’ambiente – prosegue -. Noi facciamo tanti eventi, anche 4 a settimana, però di Italia si parla, perché l’Italia è fatta di gente che ha voglia di dire”.

“La cultura è una componente fondamentale del ‘brand’ Italia, ma servono delle strategie, visto che non si può vivere di rendita. La diplomazia si occupa di questo. Sono 88 gli istituti di cultura nel mondo che organizzano oltre 2.000 eventi all’anno. E’ un’attività capillare. Ma la promozione culturale non si esaurisce in questo. Ci sono altre promozioni meno note, come la promozione della lingua italiana all’estero, che si fa con i corsi, la gestione delle scuole italiane all’estero, che sono 53”. Lo ha detto Alessandro De Pedys, direttore generale per la diplomazia pubblica e culturale del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, intervenendo agli Stati generali della Cultura organizzati dal Sole 24 ore a Palermo.

Paolo Ruffini attore e produttore teatrale con piglio istrionico e eloquio rude da toscano ha concluso con un discorso che era quasi una performance, demolendo intelligenza artificiale e social network, invitando i giovani a recuperare il senso della vita reale.

Il titolo del convegno “L’impatto delle nuove tecnologie sulla del fruizione del patrimonio culturale e come stanno modificando la produzione di cultura? E’ possibile parlare di un nuovo “Rinascimento”?” Prometteva di affrontare temi che non sono stati praticamente affrontati, ma sono rimasti sullo sfondo, forse anche a causa della natura del convegno, che prevedeva interventi cronometrati.

Rimane di fondo l’idea che la “cultura” sia uno strumento educativo nel quadro di una visione storicistica, dirigistica e paternalistica, ignorando completamente il fatto che quello che noi chiamiamo cultura rappresenta tutte le forme di espressione umana, che variano infinite volte nel tempo e nello spazio e che si può cercare di descrivere ma mai di definire e quindi progettare. L’evento di oggi è il primo di una serie che si svolgerà in varie città italiane.