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Ambiente

Spiagge siciliane a rischio di estinzione: persi sette metri in vent’anni

di Luca Bonina -





Le tanto celebri ed amate spiagge siciliane rischiano di sparire. Divorate dall’erosione costiera che di anno in anno le riduce inesorabilmente per via di un fenomeno naturale che trova parziale compensazione nel gioco di venti e maree in grado di restituire la sabbia che il mare si porta via. L’intervento umano ha però minato questo delicato equilibrio. Come? Attraverso una scellerata urbanizzazione e la realizzazione di opere rigide sulla costa.
I dati sono allarmanti: si parla di un arretramento medio delle spiagge di circa 7 metri negli ultimi 20 anni. Che, moltiplicati per l’intera lunghezza delle coste siciliane, fa una quantità spropositata di sabbia. Inoltre, come rivelano alcune recenti indagini condotte da associazioni ambientaliste di più province, oltre 800 chilometri di litorale sono a rischio erosione. Eppure, i gestori degli stabilimenti balneari continuano a chiedere una proroga delle loro concessioni, sebbene alcune di esse valgano ormai in mare aperto perché affermano.
A stare ai dati, sembrerebbe si rischi di perdere alcune delle sue spiagge siciliane più belle. Gli esempi sono tantissimi: a Eraclea Minoa di Agrigento, il lido è ormai quasi completamente inesistente, quantunque siano state in passato costruite delle barriere frangiflutti proprio per proteggere la spiaggia. In tutta la provincia agrigentina inoltre la situazione è allarmante: il 42% della costa cittadina è considerata a rischio crolli e non è più balneabile.
A Trapani alcuni interventi di urbanizzazione risalenti agli anni Sessanta hanno drammaticamente peggiorato il problema. In quel periodo sono stati costruiti interi quartieri sul sistema delle dune della spiaggia di San Giuliano e persino una strada provinciale che, almeno due volte l’anno, diventa impraticabile perché ricoperta di sabbia. Adesso la spiaggia si è ridotta ad appena una trentina di metri.
Situazione simile anche a Palermo. Emblematico il caso di Trabia, dove il litorale è stato affollato di villette costruite praticamente sulla spiaggia, aumentando esponenzialmente il fenomeno erosivo.
Nella provincia di Messina invece le aree più a rischio sono quelle di Sant’Agata di Militello, Gioiosa Marea e Capo d’Orlando. Anche nell’isola di Salina non resta che un piccolo angolo di battigia, destinato anch’esso a scomparire.
Salvatore Granata, responsabile dell’Osservatorio sull’erosione delle spiagge, denuncia “una vera e propria colonizzazione forzata che ha prodotto l’irrigidimento della linea di costa, recidendo i rapporti fra il mare e le dune costiere, in cui rientra anche la costruzione di porti e di opere idrauliche nei corsi d’acqua, devastanti per le spiagge e inutili a frenare il dissesto dei versanti collinari.
“Assistiamo ad una proliferazione immotivata dei progetti di porti turistici – prosegue Granata – quasi sempre per iniziativa di investitori privati che propongono la realizzazione di infrastrutture a terra, le quali incidono negativamente sulla stabilità e qualità delle spiagge. Come se ciò non bastasse, bisogna fare i conti pure con la dispersione dei fondi comunitari in speculazioni immobiliari”.