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Società interporti siciliani, attiva e solida, ma la Regione la liquida. Cgil e Filt Sicilia: “Incomprensibile”

di Dario Di Gesù -





I sindacati temono che nel settore degli interporti vi siano interessi di gruppi di potere che vogliono mettere le mani su opere strategiche per la Sicilia e ingenti finanziamenti pubblici, in vista della liquidazione della Società interporti siciliani. La Sis al momento è completamente pubblica, il capitale è ripartito tra cinque soci: la Regione Siciliana (89,7179 %), l’AST (10,008 %), la piccolissima quota rimanente è suddivisa tra la CCIAA del Sud Est Sicilia (0,1809 %), la CCIAA di Palermo e Enna (0,0895 %) e il Comune di Termini Imerese (0,0036 %). 

L’annunciata liquidazione della Società degli Interporti Siciliani da parte del governo regionale “è incomprensibile e temiamo che dietro ci siano manovre che hanno poco a che vedere con l’interesse pubblico e molto invece con interessi di gruppi di potere ben individuati che voglio mettere le mani su infrastrutture strategiche per la nostra regione e su ingenti finanziamenti pubblici”. Lo sostengono Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia e Alessandro Grasso, segretario della Filt Sicilia. 

Mannino e Grasso rilevano che “non è affatto chiaro perché la Regione voglia mettere in liquidazione una partecipata che gode di una solidità finanziaria e che ha raggiunto importanti obiettivi. L’ente – scrivono- ha chiuso gli ultimi tre bilanci societari con un utile pari a euro 107.528 (2020), euro 134.136 (2021) ed euro 632.010 (2022), e si appresta alla approvazione del bilancio di Esercizio anno 2023 con un utile pari a 147.000 euro, godendo di una solidità finanziaria garantita anche dai canoni di gestione dell’interporto di Catania pari a circa 600 mila euro annui. 

La SIS – aggiungono-attualmente gestisce le opere e i contratti, oltre ad altre attività relative agli interventi programmati per Termini Imerese, nonostante il manifesto sottodimensionamento dell’organico (n. 8 dipendenti), con risultati apprezzabili”. I due esponenti sindacali chiedono come “la Regione intenda garantire la continuità della gestione delle opere pubbliche attualmente esercitata dalla SIS, i lavori pubblici appaltati e in fase di esecuzione, inoltre la realizzazione dell’infrastruttura strategica dell’ interporto di Termini Imerese. E come intende garantire i livelli occupazionali”. 

Nel 2019 i dipendenti hanno sporto denuncia di malagestione da cui è scaturito un processo penale ancora in corso. “Sulla vicenda sarà la magistratura a esprimersi concludono Mannino e Grasso- ma sulla sorte dei dipendenti a decidere è il governo regionale, che sembra quasi accanirsi verso dei lavoratori che dovrebbero in realtà essere premiati, sia per gli eccellenti risultati raggiunti con grande spirito di sacrificio sia per aver avuto il coraggio di non voltarsi dall’altra parte e di denunciare, difendendo l’interesse di noi tutti cittadini”.

Sunseri, M5s: “Liquidare la Sis? Bene, la sua soppressione sia la prima di una lunga serie, la Regione ne trarrebbe sicuro giovamento. Come Movimento chiediamo da anni una razionalizzazione delle partecipate, parecchie della quali sono un palla al piede per le casse regionali”. Il deputato M5S all’Ars Luigi Sunseri plaude all’ipotesi della liquidazione della Sis, la società che si occupa degli interporti dell’isola. Ma non spiega come mai, visto che si tratta di una società attiva e solida.

Il parlamentare Cinquestelle da anni si occupa delle partecipate regionali, “un universo di oltre 150 tra società a partecipazione diretta, enti e organismi strumentali che complessivamente conta migliaia di dipendenti. La Sis, tra l’altro, è una società circondata da parecchie ombre che abbiamo sempre denunciato nel corso degli anni ed è stata travolta da numerosi procedimenti giudiziari. La Sis – continua Sunseri – non è comunque l’unica da liquidare. Va avviato un processo di razionalizzazione delle società e degli enti che il M5S e io personalmente auspichiamo e sollecitiamo da anni”.

Intanto la missione dei due interporti di Catania e Termini Imerese non pare affatto ininfluente ai fini dello sviluppo del sistema infrastrutturale dei trasporti dell’Isola: provvedono all’integrazione intermodale delle reti di trasporto regionali e nazionali presenti sul territorio; ottimizzano tutte le fasi del processo produttivo e distributivo degli operatori economici attraverso i servizi logistici per il trasporto delle merci; riducono lo squilibrio nella ripartizione modale del trasporto merci favorendo le modalità di trasporto a minore impatto ambientale; concorrono alla riduzione del traffico e della congestione delle grandi aree urbane e metropolitane attraverso la riduzione del transito di mezzi pesanti e la razionalizzazione della distribuzione finale delle merci. Auspicabile quindi che, per obiettivi come questi, la strategia politica non valuti l’azienda solo come mero ambito di sottogoverno.