Sicilia, il volto anziano dell’impresa: crescono gli over 70 alla guida delle attività produttive
In Sicilia l’impresa invecchia, e non è solo una metafora. È una fotografia precisa, nitida e per certi versi inquietante quella che emerge dallo studio Unioncamere–InfoCamere sui titolari d’azienda over 70. Un’immagine che parla di solitudini produttive, di successioni mancate, di un sistema che fatica a rigenerarsi. Ma anche di resilienza, di uomini e donne che — nonostante l’età — restano saldamente al timone delle loro piccole imprese.
Secondo i dati aggiornati a giugno 2025, in Italia oltre 314mila titolari di impresa individuale hanno più di 70 anni, pari al 10,7% del totale. Dieci anni fa erano l’8,9%. In numeri assoluti, sono 24.496 in più, in un decennio in cui, paradossalmente, le imprese individuali sono diminuite di oltre 300mila unità. Crescono gli anziani, diminuiscono le imprese: è la contraddizione che racconta la fragilità del nostro sistema produttivo.
Ma è al Sud — e in particolare in Sicilia — che il fenomeno assume contorni più marcati. Con il 13,3% di imprenditori over 70, la nostra isola si piazza tra le regioni con la maggiore incidenza, preceduta solo da Basilicata, Abruzzo e Puglia. E Trapani ed Enna si attestano fra le province italiane con le percentuali più alte: 17,6% e 15,6% rispettivamente. A Palermo, invece, si registra uno degli incrementi più alti d’Italia in valore assoluto: +1.840 nuovi over 70 in dieci anni.
Questo dato non racconta soltanto un aspetto demografico, ma evidenzia una crisi generazionale strutturale: i giovani restano lontani dalle attività imprenditoriali tradizionali, spesso scoraggiati da burocrazia, mancanza di accesso al credito e prospettive poco attrattive. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di imprese familiari che faticano a trovare eredi disposti a proseguire, o addirittura interessati a farlo.
C’è poi un altro elemento da non sottovalutare: la cultura del lavoro che resiste. In Sicilia, come in altre regioni del Mezzogiorno, l’impresa non è solo reddito: è appartenenza, identità, orgoglio personale. Molti anziani imprenditori scelgono di non mollare, anche per necessità economica, ma soprattutto perché non concepiscono un’esistenza senza “fare”. La loro permanenza, tuttavia, non è accompagnata da una pianificazione del passaggio generazionale, e questo rischia di far evaporare, nel giro di pochi anni, un intero patrimonio produttivo e culturale.
Il rischio? Che molte di queste imprese muoiano con chi le ha fondate, portandosi via non solo un mestiere, ma un pezzo di storia locale.
E allora, la domanda è urgente: dove sono le politiche pubbliche capaci di intercettare questo passaggio d’epoca? Dove sono gli incentivi per il subentro giovanile, il tutoraggio tra generazioni, la formazione specifica per traghettare le microimprese nel futuro?
Perché una cosa è certa: senza un ricambio generazionale vero, la Sicilia non sarà mai una terra capace di sviluppo, ma solo un luogo che resiste. Fino a quando può.