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Attualità

Sicilia e Africa insieme per un futuro connesso e sostenibile

di Redazione -





di ANTONIO SCHEMRBI
Un immenso giacimento umano e di risorse naturali, estremamente diversificato per culture, impossibile da inquadrare all’interno di schemi di riferimento ‘occidentali’. Non un continente e basta, l’Africa. Ma, come sosteneva Ryszard Kapuscinski, un insieme di tante Afriche. Una dimensione culturale e geografica con cui la Sicilia, distante dalle sue coste settentrionali poco più di 140 miglia, che si riducono a appena 60 se si considera il tratto di Mediterraneo tra Pantelleria e Capo Bon, in Tunisia, ha un legame storico accompagnato da promettenti, se non rivoluzionarie, prospettive di sviluppo. Si tratta di rafforzarlo questo nesso, attraverso partenariati economico-produttivi da far funzionare in settori disparati: cominciando dall’attività mineraria a quella manifatturiera, dall’agroindustria alle energie rinnovabili. Tema complesso, l’internazionalizzazione delle imprese. Un obiettivo sul quale le camere di commercio svolgono un compito di coordinamento nonché di confronto e collaborazione. Un primo, prodromico, atto è stato l’incontro “Sicilia e Africa: cresciamo insieme per un futuro connesso e sostenibile” tenutosi nella sede centrale della Camera di Commercio di Palermo e Enna alla presenza dei consoli, generali e onorari, di Marocco Tunisia, Libia, Burkina Faso, Zambia e ancora, Ghana, Costa d’Avorio, Sudafrica e Senegal. Ovvero i paesi africani con una rappresentanza diplomatica nel capoluogo siciliano. Stando ai dati forniti dai registri camerali tra il 2016 e il 2022 la crescita del Continente Nero è stata di oltre il 105%. “Un dato enorme che si lega alle importazioni in Africa di prodotti italiani, le quali rappresentano oltre il 60% del totale interscambio”. – dice Guido Barcellona, segretario generale della Camera di Commercio palermitana. Nel 2022 la Tunisia ha totalizzato il 19% dell’export italiano verso l’Africa, seguita dall’Egitto con il 16,9% degli scambi e dal Marocco con il 13,2% . Marocco Algeria Libia e Egitto rappresentano il 70,2% del totale delle importazioni verso il Continente africano. Per quanto invece riguarda le esportazioni italiane verso l’Africa, queste sono costituite principalmente da prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio per il 21,9% e la restante parte da macchinari industriali portati dall’Italia in Africa. Il maggior valore delle importazioni italiane viene registrato con Algeria e Libia (36,7% e 21,2%). Principale tra i prodotti africani importati dall’Italia è il gas naturale (39,4%), seguito dal petrolio (27,5%) e dai materiali non ferrosi (6%). Molto più eloquenti i numeri che rappresentano sia le esportazioni dall’Africa verso l’Italia che viceversa. Nel primo ambito il valore complessivo è attualmente pari a 2,1 miliardi, mentre le importazioni toccano i 2,4 miliardi. Cifre importanti “Ma che – dice Barcellona – sarebbero di gran lunga incrementabili qualora si vadano a trovare i tantissimi canali di scambio commerciale che ad oggi restano ancora esclusi”. Di Africa si parla purtroppo ancora poco e se ne parla male, enfatizzando molto più spesso i fatti e gli scenari tragici e problematici. “Una situazione paradossale è che in Somalia, paese che si sta pian piano ricostruendo, i somali importano pasta, alimento centrale nella loro dieta, dalla Turchia e non dall’Italia, che glielo ha fatto conoscere” – commenta Salvatore Mancuso, ordinario di diritto dei paesi africani all’università di Palermo. Si tratta però di cambiare sistema. “Bisogna eliminare l’attitudine di stampo coloniale del ‘prendi i soldi e scappa’: in un ambiente accogliente e collaborativo come i paesi africani che attendono know how, è davvero incongrua e ingiusta”, dice Mancuso. Le rilevazioni del ministero degli esteri e degli uffici dell’Ice, “indicano una forte impennata di scambi commerciali anche in settori merceologici, come la componentistica e il comparto farmaceutico -dice Angela Pisciotta, vicepresidente di Ance Palermo “mancano però soprattutto strumenti finanziari idonei a attivare un’internazionalizzazione efficace verso l’Africa”. C’è grande voglia di stringere relazioni commerciali con le aziende siciliane. Segnali in arriva dal Burkina Faso e dal Ghana: “settori strategici, quello minerario, l’energia solare e fotovoltaica e ancora il settore agro -pastorale nonché culturale, come conferma la presenza di siti tutelati dall’Unesco”, dice Antonio Tito, console onorario del Burkina Faso. Il Ghana, dove il 40% della popolazione è al di sotto dei 15 anni, è dal canto suo il primo produttore in Africa di oro e il secondo al mondo di cacao. Inoltre ha uno dei tassi di alfabetizzazione più alti dell’Africa occidentale, pari al 79%: significa disponibilità di forza lavoro qualificata o da formare. Uno sterminato campo aperto di possibilità.