Sicilia, bufera politica dopo lo scontro Calenda-Schifani: tutte le reazioni
La polemica esplosa a San Benedetto del Tronto continua a incendiare il dibattito politico nazionale e siciliano. Tutto nasce dalle parole pronunciate dal leader di Azione, Carlo Calenda, che ha definito la Sicilia un territorio da “cancellare” a causa dell’incapacità della sua classe politica. Un affondo che ha provocato la reazione durissima del governatore Renato Schifani, il quale ha scelto di abbandonare la convention dei giovani di Forza Italia come gesto di protesta.
Da lì è stata una catena di repliche e contrattacchi.
Calenda: “Cuffaro è l’esempio della classe parassitaria”
Il senatore non ha fatto passi indietro, anzi ha rilanciato chiamando direttamente in causa l’ex governatore Totò Cuffaro, oggi segretario nazionale della Democrazia Cristiana:
“L’unica cosa che Cuffaro ha fatto verso il popolo siciliano è sfruttarlo e nonostante la condanna per favoreggiamento non ha ancora il pudore di tacere e ritirarsi a vita privata. È l’esempio di questa classe di parassiti che distrugge la Sicilia e affama i siciliani. Del resto, come diceva Giovanni Falcone: Dove comanda la mafia, i posti nelle Istituzioni vengono tendenzialmente affidati a dei cretini”.
La controreplica di Cuffaro: “Gli mancano saggezza e rispetto”
Durissima la controreplica dell’ex presidente della Regione, che cita Leonardo Sciascia e Seneca:
“So che potrebbe risentirsi, ma con educazione suggerirei a Calenda di emendare il suo saccente eloquio sulla Sicilia ricorrendo ad una meditata lettura dell’immaginario dialogo tra Garibaldi e Ippolito Nievo in Il quarantotto. Il popolo siciliano ha bisogno di essere conosciuto e amato in ciò che tace. La saggezza non si compra in Parlamento. Schifani ha dato un segnale forte, i siciliani gli devono essere grati”.
E ancora, rincarando la dose:
“Iniuriam qui facit, quam qui accipit turpior est, diceva Seneca. È più vergognoso chi fa l’offesa che chi la subisce. Parlare tanto e produrre poco, costruendo palazzi di lamentele, è il tipico comportamento da populista”.
Turano: “Dimettiti e lascia il seggio a un siciliano”
Ad attaccare Calenda è anche Mimmo Turano, assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione:
“Per lui i politici siciliani sono incapaci e assenti. Ma allora parla di sé stesso, visto che non è tornato nemmeno per una granita dopo le elezioni del 2022. Dimettiti e lascia il seggio a un siciliano, che almeno conosce la strada per arrivare in Sicilia”.
Alongi (FI): “Livore e mancanza di rispetto”
In difesa di Schifani è intervenuto anche Pietro Alongi, coordinatore provinciale di Forza Italia:
“Le parole di Calenda sono un concentrato di livore e mancanza di rispetto verso le istituzioni e i siciliani. Ha usato parole che incitano allo scontro invece che al dialogo costruttivo. Il confronto è il fulcro della politica, ma a Calenda interessa soltanto ascoltare il suo ego”.
Lombardo: “Un gesto che onora la Sicilia”
A dare manforte al governatore è arrivata pure la voce di Raffaele Lombardo, ex presidente della Regione:
“Schifani, scegliendo di lasciare la convention, ha compiuto un gesto che onora l’intera comunità siciliana. Non una reazione d’impulso, ma la ferma difesa dell’identità, della storia e della dignità di milioni di siciliani”.
La vicenda, lungi dall’essere chiusa, segna un nuovo punto di rottura tra la politica nazionale e l’orgoglio siciliano. Tra citazioni di Falcone, Sciascia e Seneca, accuse di “parassitismo” e inviti alle dimissioni, la polemica appare destinata a proseguire, con al centro sempre lei: la Sicilia, terra contesa, amata e maledetta, che continua a far discutere più dei suoi stessi protagonisti.