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“Sette a Tebe” di Eschilo a Segesta, nella rivisitazione di Gabriele Vacis

di Gabriele Bonafede -





Dopo il successo di Prometeo nella scorsa edizione del Segesta Teatro Festival, il 17 e il 18 agosto andrà in scena la terza parte della Trilogia della guerra di Gabriele Vacis.

Sette porte della città attaccate e difese da altrettanti guerrieri scelti. Da qui il titolo della tragedia di Eschilo “I Sette a Tebe” o “I sette contro Tebe”. Rappresentata per la prima volta ad Atene alle Grandi Dionisie del 467 a.C., l’opera si inserisce nel contesto del cosiddetto Ciclo tebano. È la terza e ultima parte della trilogia composta anche da “Laio” ed “Edipo” (entrambe andate perdute), attraverso cui Eschilo racconta un’unica lunga vicenda. In tempi moderni, si potrebbe dire una “mini-serie” composta da tre episodi.

Tragedie tutte e tre, e quest’ultima decisamente nel segno della maledizione della guerra e della morte, nonché dell’infelice destino della stirpe di Edipo colpevole di avere generato figli con la propria madre.

La Trilogia della guerra di Vacis ispirata alle opere di Eschilo comprende “Prometeo”, “Antigone e i suoi fratelli” e “Sette a Tebe”.

Sette a Tebe narra di una guerra intestina, ovvero una guerra civile e persino tra fratelli.

Ce n’è insomma parecchio per raccontare i nostri giorni, nonostante siano passati qualcosa come ventiquattro secoli e più dalla prima rappresentazione.

La seconda guerra del Peloponneso, mostruosa vicenda che inflisse ben 27 anni di orrori, non era ancora avvenuta ai tempi di Eschilo. Eppure, Eschilo produce forse un testo premonitore che riguarda tutta la seconda metà del quinto secolo a.C. per la Grecia di allora. Perché la prima guerra del Peloponneso sarebbe esplosa sette anni dopo: nel 460 a. C. E pose le premesse per la guerra successiva.

Sebbene sia durata “solo” 15 anni e non pare abbia portato la peste come la seconda, la prima guerra del Peloponneso non fu una passeggiata di salute ma una tragedia umana collettiva che segnò profondamente il mondo greco antico.

Greco antico è anche il teatro che ospiterà, sabato 17 e domenica 18 agosto alle 19.30, la rivisitazione di Vacis di Sette a Tebe: il palcoscenico è il Teatro Antico di Segesta, nel quadro della terza edizione del Segesta Teatro Festival, con la direzione artistica di Claudio Collovà. La direzione ci tiene a sottolineare “la vocazione a dar spazio e scommettere su giovani talenti della scena musicale e teatrale.” E infatti la serata segnail ritorno a Segesta del regista e drammaturgo Gabriele Vacis insieme ai giovani attori della compagnia under 35 “Pem”, formatisi nella sua scuola.

“Uno spettacolo ispirato dalla tragedia di Eschilo che, partendo dalla saga della stirpe di Edipo, ci parla della relazione fra l’uomo e la guerra e della volgarità e pericolosità del populismo: nella versione di Vacis è infatti la gente di Tebe ad assistere e commentare gli avvenimenti, determinando gli sviluppi degli eventi. La folla diventa un’opinione pubblica che con la sua invadenza onnipresente è capace di volgere in festa, in mercato, ogni evento straordinario, anche il più tragico”, sostiene la direzione del Segesta Teatro Festival nel suo comunicato di presentazione.

“L’importanza del lavoro, con i giovani, sul mito e la letteratura classica, con le sue ricadute nel contemporaneo, è sempre stata fondamentale per Vacis – si legge nella nota della direzione – e il suo teatro guarda alle nuove generazioni e coinvolge i ragazzi in modo diretto.”.

In una intervista il regista ha anche spiegato che i giovani “Li si lusinga ma non li si ascolta, eppure sono loro che indicano la direzione in cui sta andando il mondo. Il sentimento del tragico per loro non corrisponde con la fine di sé, ma con la fine del pianeta”.

Diventa così particolarmente evocativo il momento in cui si scopre il titolo completo della rappresentazione, così come riportato nel programma del Segesta Teatro Festival: Sette a Tebe. Un terribile amore per la guerra. Ispirato alla tragedia di Eschilo”.

Ovviamente lo spettacolo va visto prima di trarre ulteriori considerazioni. Tuttavia, si ha la sensazione che l’impostazione abbia un nesso molto stretto con le tragedie belliche odierne, portando in scena il punto di vista autoriale in un contesto scenografico della “location” che, nonostante stiamo parlando di tragedia, è certamente di grande bellezza – che qui non vuole essere una banale citazione cinematografica.

D’altronde, lo stesso direttore del Festival, Claudio Collovà (in questo nostro articolo), ha indicato tre parole chiave per la stagione 2024, esattamente autorialità, riflessione politica e bellezza.

Sette a Tebe. Un terribile amore per la guerra. Ispirato alla tragedia di Eschilo.
Drammaturgia Gabriele Vacis e PEM. Autore Gabriele Vacis e PEM. Con Davide Antenucci, Andrea Caiazzo, Lucia Corna, Pietro Maccabei, Lucia Raffaella Mariani, Eva Meskhi, Erica Nava, Enrica Rebaudo, Edoardo Roti, Letizia Russo, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera. Regia Gabriele Vacis Scenofonia e allestimenti Roberto Tarasco. Cura dei cori Enrica Rebaudo. Fonico Riccardo Di Gianni. Produzione Compagnia A. Artisti associati Soc. Coop.