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Attualità

Se la cultura rimane indietro nel turismo mordi e fuggi

di Francesca Gallo -





di CESARE PLUCHINO
Il turismo in Sicilia, dopo gli scandali che hanno toccato le ultime gestioni dell’assessorato regionale al settore, è diventato argomento ‘duro’.
C’era un tempo di illuminati amministratori, a Palermo e soprattutto nelle varie province, attraverso le Aziende Autonome Provinciali per l’Incremento turistico, nel quale fiorivano iniziative di livello, che apportavano tutte un valore aggiunto alle peculiarità del territorio.
Quasi tutte le province erano presenti nelle maggiori borse del turismo, c’era pubblicità che si vedeva in televisione e sui giornali, circolava un fiorire di pubblicazioni a carattere culturale, turistico informativo, enogastronomico, ricercato, ancora oggi, da chi ricorda quelle pubblicazioni, a Ragusa inventarono la chiccheria del sacchetto da boutique pubblicizzato con il logo dell’Azienda per il Turismo e l’effige del Duomo di San Giorgio, gioiello del tardo barocco post terremoto. L’immagine dei territori viaggiava per il mondo, e anche un territorio piccolo per superficie era conosciuto dentro e fuori l’Europa.
Poi arrivò il riconoscimento UNESCO, nel 2002 a Budapest, fu sancito il riconoscimento di Bene Patrimonio Mondiale dell’Umanità per il contesto urbanistico del sud est della Sicilia, caratterizzato dalla ricostruzione tardo barocca post terremoto, comprendente otto comuni, Catania, Caltagirone, Militello Val di Catania, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa, Modica e Scicli.
Quello che poteva diventare l’elemento scatenante per il rilancio di tutto un territorio fu considerata solo una eredità fortunata, una rendita su cui vivere, nessuno dei comuni ha saputo sfruttare il riconoscimento, con la World Heritage List, buona solo per apporre marchio e logo sulla carta intestata e nelle locandine di eventi patrocinati dal Comune.
Non c’è, e non c’è stato mai, un solo evento di spessore, meno che mai mantenuto negli anni, che abbia valorizzato il riconoscimento e ne abbia trainato benefici. Fra gli 8 comuni, Catania rappresentava un unicum a parte, il riconoscimento era sovrastato dai richiami naturalistico ambientali dell’Etna, del mare, dalla grande vivacità commerciale, dalla vicinanza di posti come Taormina, ancorché di altra provincia.
Ragusa, con i centri della provincia di Modica e Scicli, e Noto, forti del loro patrimonio architettonico potevano costituire il crocevia importante di un turismo di eccellenza, a cui si poteva offrire anche mare, cultura, enogastronomia e patrimonio naturalistico ambientale. Dopo venti anni, ancora si organizzano convegni per studiare cosa fare in tema di turismo, addirittura, a Ragusa, hanno dimenticato Ibla per fare di una residenza nobiliare di campagna, il Castello di Donnafugata, con l’enorme lunapark d’epoca, il polo culturale della città, dove non c’è nulla di valido artisticamente e architettonicamente.
E si continua a parlare di connubio fra turismo e cultura, senza capire quale dovrebbe essere il settore trainante, per lo scarso appeal degli eventi culturali e per un turismo preda del mordi e fuggi in un contesto di ricettività quasi esclusivamente di scarso o appena accettabile rilievo, il regno dei B&B e di tutte le varie forme di ospitalità fai da te. Del resto, i numeri parlano chiaro, Palermo, Catania, la Valle dei Templi, Cefalù, Taormina, dominano la scena per le presenze, zone come il sud est sono comprimarie nello scenario turistico siciliano, per nulla privilegiate dalle politiche regionali a confronto delle località anche minori ma in contesti di bacino turistico che fanno riferimento alle grandi realtà.
Così si piange se Montalbano è finito, si pensa di aumentare la tassa di soggiorno per poi foraggiare eventi pseudo culturali e di richiamo turistico che fanno arrivare quelli della porta accanto.
Dalle nostre parti si viene solo per il mare, solo in piena estate, fare turismo, allettare con patrimoni artistico-architettonici, enogastronomici, naturalistico ambientali, destagionalizzando i flussi, non è roba da principianti o santoni del turismo.