Sciopero, oltre 15mila a Palermo, Cgil Uil: “In piazza per idea diversa di Paese”
“Questo sciopero generale non è frutto di un pregiudizio nei confronti del governo, ma è perché noi abbiamo un’idea diversa di Paese, rispetto a quelle che emergono dalle scelte del governo, certificate dalla manovra di bilancio.
Il nostro è il Paese della giustizia sociale e della libertà, la libertà di esprimere le proprie opinioni, di scegliere, di costruire il proprio futuro, di scioperare. Un Paese per cui continueremo a batterci”. Così il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, aprendo i comizi dal palco allestito davanti al teatro Massimo di Palermo per lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil contro la manovra economica del governo.
“E’ una manovra che non dà risposte ai ceti più deboli, che penalizza anche il ceto medio e non prevede azioni per lo sviluppo del Mezzogiorno e della Sicilia alla quale invece continua a sottrarre risorse – aggiunge -. Solo tagli e risposte farlocche su previdenza, fisco, cuneo fiscale. I salari e le pensioni continuano a essere inadeguati rispetto al costo della vita, le prospettive per i giovani, soprattutto quelli siciliani, nebulose”.
Mannino ha sottolineato che “le scelte del governo hanno un peso enorme soprattutto per la Sicilia, dove si guadagna meno che nel resto del Paese, le pensioni sono più basse, l’industria è in disarmo, la sanità è in crisi, il lavoro manca e i giovani sono costretti spesso a emigrare. Noi rivendichiamo salari adeguati rispetto all’inflazione, una riforma fiscale che alleggerisca il carico sui redditi più bassi facendo pagare a chi più ha, politiche per lo sviluppo dell’apparato produttivo del Mezzogiorno”. “Ci sono tanti, troppi – ha aggiunto – per cui non va affatto bene, che non riescono a sbarcare il lunario, a costruire il loro futuro e che non vogliono più essere presi in giro, continuando a pagare il conto per tutti”.
“L’inflazione galoppa e questo – prosegue – ha fatto perdere più del 10% del potere d’acquisto a salari e pensioni, tant’è che i consumi flettono. Si doveva sopperire con i contratti e la riforma fiscale ma questo non è avvenuto. Non c’è stata un’opportuna ridefinizione delle aliquote per una redistribuzione del carico. I rinnovi contrattuali, inoltre, quando ci sono stati hanno dato risposte inadeguate. Aggiungo che, finito il reddito di cittadinanza, non ci sono più state misure per la povertà”.
“E’ una politica di tagli – continua – che incideranno negativamente sui servizi e che non porterà il paese a crescere. Sul cuneo fiscale, dimenticano di dire che è una misura che già c’era e che per quanto riguarda il ceto medio ha il sapore di una beffa, il taglio inciderà infatti di meno essendo contributivo”. “Sottraendo ai Comuni il 5% – ha aggiunto – li si mette nelle condizioni di non potere più garantire importati servizi scolastici come mense e trasporti e l’assistenza agli anziani. Alla sanità sono stati destinati solo 900 milioni per la farmaceutica invece dei 3 miliardi promessi. Alle università siciliane vengono sottratti 156 milioni e i tagli agli organici della scuola sono un’altra chicca di una politica insostenibile di destrutturazione delle infrastrutture sociali”.
Nel Mezzogiorno, “il governo taglia invece di investire. Come pensa di fare sottraendo alla Sicilia 3 milioni del Fsc. No, non va affatto bene. Quando si impoverisce il Paese, quando i servizi e l’infrastrutturazione sociale tracollano, quando non si riesce a garantire i diritti alla salute, all’istruzione, al lavoro, a vivere in maniera dignitosa. E invece di precettare i lavoratori in occasione di questo sciopero generale, il ministro dei trasporti dica qual è il vero problema: il sotto finanziamento del settore che non consente servizi all’altezza dei bisogni dei cittadini”. Critiche anche per il governo regionale la cui azione è giudicata “inadeguata e le scelte subordinate a quelle del governo nazionale, anche quando danneggiano la Sicilia”.