Sciopero e tende aperte pro-Palestina all’Università di Catania
Anche a Catania è arrivata la protesta degli studenti universitari in favore delle popolazioni della Palestina. E certamente non suonerà strano, almeno per chi ha frequentato l’Università a Catania, che, come sede di questo sciopero a oltranza, sia stato scelto l’ex monastero dei Benedettini, storica sede della Facoltà di Lettere e Filosofia, diventato adesso dipartimento umanistico. Ed un buon numero di persone, tra studenti e docenti, si è radunata dinanzi all’auditorium del Monastero per scioperare in solidarietà del popolo palestinese. Ma andiamo per ordine: la movimentazione è cominciata durante le giornate del 13 e del 14 maggio, quando numerose studentesse e studenti hanno attraversato il dipartimento di scienze umanistiche con attività in solidarietà alla Palestina. Negli stessi giorni è stato deciso lo sciopero del 15 Maggio, data scelta perché coincidente con l’anniversario della “Nakba”, l’esodo forzato della popolazione araba palestinese durante la guerra civile del 1947-48, al termine del mandato britannico, e durante la guerra arabo-israeliana del 1948, dopo la fondazione dello Stato di Israele. Nakba è il nome assegnato a questo evento dalla storiografia, non solo araba. Tornando alla cronaca si arriva alla giornata del 15 maggio: una giornata che è iniziata con un discreto numero di studenti che hanno deciso di occupare gli spazi dell’università di Catania, non partecipando alle canoniche lezioni giornaliere per riunirsi in assemblea. Portavoce degli studenti, con tanto di megafono dal sapore un po’ vintage, è Barbara, una studentessa di lettere moderne che spiega i motivi che spingono degli studenti catanesi a manifestare in favore di una popolazione che, carta alla mano, si trova a migliaia di chilometri di distanza. “Siamo qui per gridare a gran voce che ognuno di noi deve esprimere la propria vicinanza al genocidio che da anni avviene contro la Palestina e che oggi è ai suoi massimi storici” – spiega Barbara urlando ai presenti che la ascoltano – “non possiamo permetterci di stare in silenzio e dobbiamo pretendere che oggi chi è alleato di questo genocidio in Italia stia in silenzio”. Nella protesta degli studenti, dunque, c’è la solidarietà per la popolazione, ma ci sono anche richieste e rivendicazioni politiche, in questo caso verso l’ateneo. “Dall’Università di Catania – prosegue Barbara – pretendiamo, come studenti e studentesse, che chiuda ogni rapporto con aziende come la Leonardo S.p.a”, che, per chi non lo sapesse, è una società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza che ha, come maggiore azionista, il ministero dell’economia e delle finanze, che possiede circa il 30% delle azioni. Società, questa, che spiega ancora Barbara “finanzia borse di studio e dottorati di ricerca”. Ma non solo: come spiega ancora Barbara, gli studenti in protesta chiedono anche all’ateneo catanese di “chiudere tutti gli accordi con le università israeliane in quanto vorrebbero dire avallare il comportamento di Israele nei confronti del popolo palestinese”. Una richiesta, poi, arriva anche per i vertici dell’ateneo catanese a cui gli studenti “chiedono di dichiararsi esplicitamente solidali con il popolo palestinese”. Sono stati questi i temi del dibattito dell’assemblea che ha anche deciso come proseguire proteste e manifestazioni nei prossimi giorni. La decisione presa dagli studenti e dalle studentesse è stata quella di rimanere in sciopero, aprendo le tende nel cortile del monastero dei benedettini, seguendo le proteste della maggior parte degli atenei d’Italia. “Una decisione – conclude Barbara – che non è casuale, ma vuole testimoniare come la comunità studentesca non vuole cedere di un passo, fin quando non otterrà quanto richiesto”. Nei prossimi giorni verranno comunicate ulteriori assemblee e iniziative pubbliche.