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Sciacca non rinuncia alle Terme. I cittadini: “Riaprire”

di Francesca Gallo -





Sciacca terra baciata dalla natura, dalle cui viscere affiora in modo del tutto spontaneo una preziosa risorsa chiamata acqua sulfurea, con eccellenti qualità terapeutiche, che da vita ad un ricco bacino idrotermale, fanghi e un sistema di grotte vaporose unico al mondo. Un patrimonio d’inestimabile valore, fonte di benessere e ricchezza, sfruttato fin dall’antichità e oggi abbandonato a se stesso. Il 6 marzo 2015, a margine di un lento e progressivo declino delle strutture e di un lungo periodo di sprechi e mala gestione, la Regione, proprietaria del bene, su decisione dell’allora governo Crocetta, chiude le strutture delle Terme di Sciacca. Lo Stabilimento con i suoi diversificati reparti per le cure, le due piscine, una con acqua sulfurea, l’altra con acque salsobromoiodiche, le Stufe sul Monte San Calogero, il Grand Hotel delle Terme e l’annesso Parco termale, da quel momento sospendono ogni tipo di attività, per sprofondare nell’abbandono e nel degrado più totale. A distanza di nove anni esatti da quella data, la città, che non si è mai rassegnata a rinunciare alle sue Terme, intuisce che è tempo di fare la propria parte e scende in campo con una grande mobilitazione popolare. Un corteo di migliaia di persone, accompagnato persino dalla Banda Musicale. Semplici cittadini e rappresentanti istituzionali, della comunità ecclesiale, della politica, le scolaresche, il mondo dell’associazionismo, del Sindacato e Sindaci del comprensorio, uniti a sostegno delle Terme di Sciacca, che devono ritornare a funzionare.
Promossa dal Comitato Civico Patrimonio Termale, la partecipata manifestazione popolare, da piazza Scandaliato si è snodata per le vie cittadine e ha fatto tappa allo Stabilimento di via Agatocle. Obiettivo richiamare l’attenzione del governo della Regione affinché si attivi quel percorso necessario alla riapertura delle Terme. Nove anni di chiusura si traducono in un lungo periodo di inattività che ne ha gravemente deturpato gli impianti e le strutture, costituite da uno Stabilimento in raffinato stile neo-liberty e un altro, le antiche Terme Selinuntine, risalente all’800, le grotte vaporose di San Calogero; un complesso di piscine di acque salsobromoiodiche; due hotel; un parco con piscina termale sulfurea, su cui ancora si investono soldi pubblici e, per finire, un teatro da oltre 700 posti a sedere, dopo 40 anni in parte ancora incompiuto e non fruibile; un auditorium con annesse sale convegni ed uffici, ormai inutilizzati. Un patrimonio immenso che cessa la sua attività proprio nel momento in cui il termalismo in ogni parte del mondo fa il suo exploit, segnato dal passaggio da una fruizione quasi esclusivamente limitata agli aspetti terapeutici delle risorse termali, ad una più ampia valorizzazione turistica con la diffusione delle spa e dei centri benessere.
Lontani ormai quegli anni ’70 in cui le Terme di Sciacca rappresentavano il fiore all’occhiello della città. Nelle sale, adesso aleggia soltanto lo spettro del silenzio, generato da una politica che in questi anni ha fallito a tutti i livelli, dalla quasi totale indifferenza di un territorio che fino ad oggi è rimasto solo a guardare, a parte la marcia su Palermo del 2021, ma senza alcun esito. Ora a scendere in piazza è una comunità arrabbiata, che con consapevolezza pretende chiarezza su una vicenda che da troppi anni si trascina e va avanti tra l’assoluta incertezza programmatica, tra bandi fatti male e andati deserti, tra la possibilità, emersa nel 2021 e poi svanita, che ad acquistare le Terme di Sciacca e di Acireale fosse l’Inail, così come è fallita quella di riqualificare le due strutture con i fondi del Pnrr. “Troveremo i fondi necessari affinchè entro questa legislatura le Terme possano riaprire” annunciava appena qualche settimana fa il presidente della Regione Renato Schifani a margine della sua visita alla Valle dei Templi di Agrigento. Buoni propositi che non bastano a placare gli animi di una comunità sfiduciata. Una storia millenaria quella delle Terme di Sciacca risalente al VI secolo nel periodo dei coloni Greci che iniziarono a sfruttarli. Uso incentivato dai romani e proseguito con la dominazione araba nell’840 d.C., poi con i Normanni e fino al XVI secolo, quando Sciacca divenne una delle città più ricche della Sicilia. Dal periodo di decadenza che ne seguì fino al 1800, si arriva alla costruzione del nuovo complesso per le cure termali, avvenuta nel decennio 1928-1938 con gestione pubblica affidata al Comune. Nel 1954 i beni termali di Sciacca ed Acireale diventano aziende regionali e alla fine del 2004 confluiscono all’interno di società per azioni. SpA oggi in liquidazione.
Una brutta pagina di gestione attraverso cui la Regione ha voluto rinnovare il suo impegno di soggetto imprenditore nel termalismo, che ha visto bruciare risorse pubbliche per oltre 50 milioni di euro. La giornata di mobilitazione popolare pro Terme di Sciacca è sicuramente un importante contributo in difesa del termalismo oltre che una significativa azione di cittadinanzattiva per quanto è stato fatto nelle settimane antecedenti all’evento, soprattutto nel coinvolgimento dei giovani delle scuole. In tutti questi anni che hanno visto la decadenza del termalismo siciliano si è registrato un impegno soltanto a parole, poiché la questione termale, per i tanti cavilli burocratici, rimane oggi ancora assai complessa. Occorrono soluzioni concrete, occorre che il governo della Regione avvii l’iter di un progetto di recupero e di rilancio del ricco patrimonio termale siciliano. Risorse che non possono continuare a disperdersi. E guardando al futuro delle Terme occorre puntare su progetti di rigenerazione urbana innovativi, capaci di orbitare attorno al ricco giacimento idrotermale che, assieme alla sua posizione strategica sul mare, fa di Sciacca uno scenario di straordinario interesse paesaggistico, storico-culturale e si spera, a breve, anche di cura e benessere, aspetto, quest’ultimo, che ha segnato un pò tutte le epoche.