Nuova bufera sulla sanità siciliana: la Procura di Palermo chiede altri 12 arresti
La sanità siciliana torna al centro delle cronache giudiziarie con un nuovo filone d’indagine che scuote gli ambienti politici e amministrativi dell’isola. La Procura di Palermo ha chiesto quindici misure cautelari – otto in carcere, quattro ai domiciliari e tre interdittive per società – in quello che appare come il seguito diretto dell’inchiesta Sorella Sanità bis. Un sistema di tangenti, favori e appalti pilotati che avrebbe coinvolto dirigenti di aziende pubbliche e imprenditori privati nel settore delle forniture ospedaliere.
L’architetto della rete corruttiva
Al centro del nuovo fascicolo figura ancora una volta Antonino Maria “Ninni” Sciacchitano, 65 anni, commercialista di Corleone, già ai domiciliari per il primo troncone dell’inchiesta. Secondo gli inquirenti, nonostante le misure cautelari di giugno, l’uomo avrebbe continuato a gestire la rete di relazioni e mazzette che garantiva corsie preferenziali nelle gare d’appalto del Civico e di Villa Sofia-Cervello. Le nuove contestazioni riguardano forniture di materiale chirurgico, dispositivi medici e il servizio di lavanderia ospedaliera, con ribassi concordati, informazioni riservate e compensi in contanti.
Un sistema collaudato di mazzette e favori
Gli investigatori ricostruiscono un meccanismo ormai rodato: gli imprenditori si assicuravano vantaggi economici attraverso funzionari compiacenti e intermediari fidati. Tra i casi più eclatanti, la gara da 47 milioni di euro per la sterilizzazione dei materiali chirurgici dell’Arnas Civico, dove Sciacchitano avrebbe ricevuto 10 mila euro dagli imprenditori della Servizi Ospedalieri Spa per pilotare l’esito della procedura. Altri 14 mila euro sarebbero stati versati per agevolare le società E. Medical e Svas Biosana, mentre nella gara per la biancheria ospedaliera di Villa Sofia-Cervello sarebbe comparsa una tangente da 2.500 euro.
Il ritorno di nomi eccellenti
Nelle carte di Sorella Sanità bis tornano a emergere i nomi di Totò Cuffaro e Saverio Romano, citati in alcune conversazioni come possibili “riferimenti” politici da coinvolgere per orientare affari e appalti. Per entrambi la Procura ha chiesto i domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta. Gli interrogatori sono stati fissati tra l’11 e il 14 novembre, con Cuffaro e Romano convocati per ultimi, in quello che potrebbe essere il punto di raccordo tra i vari filoni d’inchiesta.
