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Ambiente

Quel corso d’acqua sotto il Cibali che preoccupa Catania

di Redazione -





C’è stato un tempo a Catania in cui ha spadroneggiato l’abusivismo edilizio. Si è costruito praticamente ovunque, anche all’interno dell’Oasi del Simeto. L’aggressione del cemento, come viene definita in gergo, ma più semplicemente una follia a cui negli ultimi anni si è provveduto a porre un freno. Negli anni della speculazione edilizia galoppante e aggressiva, però, c’è un’area in cui mai nessuno ha osato costruire o pensare di farlo: quella che viene chiamata la “sorgiva di Cibali”. Una sentenza del Tar, che ha dato ragione ad una società edilizia a sfavore dell’amministrazione comunale, potrebbe ribaltare quanto fin ora ha detto la storia, autorizzando la costruzione di una palazzina nella zona, appunto, di Via Dilg, proprio sopra l’antica sorgente. Una vicenda che risale addirittura a 20 anni addietro, quando per la prima volta si palesò l’intenzione di costruire in quel punto. Gli abitanti del circondario temendo per l’incolumità personale e delle proprie costruzioni cominciarono una battaglia fatta di ricerche all’archivio di stato per raccogliere quante più informazioni e prove rispetto ad una vicenda che, fino a quel momento, era stata tramandata di padre in figlio generazione dopo generazione. In questo caso non si tratta di una semplice tradizione popolare, il problema c’è ed è concreto.

Per capire meglio di cosa stiamo parlando è necessario fare un po’ di storia e per questo ci affidiamo a chi, nel corso degli anni, ha seguito passo passo la vicenda: il presidente del Consiglio Comunale di Catania, Sebastiano Anastasi che, in passato, ha ricoperto la carica di presidente della municipalità dove ricade il quartiere di Cibali e che è stato chiamato in causa da gruppi consiliari di maggioranza e opposizione. “Nell’area in questione in via Dilg – spiega Anastasi – si accede da Via della Sorgiva. Ma occorre fare un passo indietro. Il nome Cibali non deriverebbe come tramandato dalla Dea Cibele, ma sarebbe una italianizzazione di ‘cifali’, parola che a sua volta deriverebbe dal greco Kefale ovvero testa, in questo caso testa d’acqua”.

È storia nota come fin dall’antichità nelle colline di Cibali di Santa Sofia nascevano le sorgenti d’acqua che alimentavano la città di Catania. “Si narra che durante la distruttiva colata lavica del 1669, furono molti quelli che si rifugiarono a Cibali, proprio per la presenza di acqua. Sempre in quell’occasione il vescovo Bonadies donò la sorgente al senato cittadino”. Dunque quello che scorre sotto la città di Catania, non è un semplice torrente naturale. “Si tratta – ci racconta ancora Sebastiano Anastasi – di un corso d’acqua che gli antichi romani facevano scorrere attraverso dei canali e che alimenta un’intera città. Si pensa che in passato potesse aver alimentato anche lo storico Lago Di Nicito e il fiume Amenano. Lo sviluppo della città nei secoli ha fatto in modo che questi corsi si diramassero senza un preciso controllo”. Per i profani: non si sa bene, scavando, dove è possibile incontrare l’acqua. Un problema che si è verificato qualche tempo fa durante la costruzione della nuova stazione della Metro, proprio a Cibali. I lavori subirono un notevolissimo ritardo perché nessuno aveva pensato di effettuare lavori di impermeabilizzazione.

Una vicenda per lo più sconosciuta alla maggior parte dei catanesi. Non agli abitanti di Cibali che hanno effettuato studi e ricerche minuziose per ricostruire il corso d’acqua e dimostrare che sotto il terreno in questione in via Dilg scorre dell’acqua e che costruire in quella zona potrebbe essere realmente pericoloso. Una questione che già prima di quest’ultima sentenza, era finita nelle aule del Tar e del Cga e aveva visto i comitati di quartiere spuntarla su chi aveva avuto l’idea di costruire. Della vicenda si sono occupati i consiglieri comunali del Mpa che, con una nota, hanno sottolineato come “il caso via Dilg mostri tutta l’inadeguatezza nella gestione della vicenda da parte della burocrazia comunale, anche perché la vicenda si inserisce all’interno di un quadro generale a dir poco allarmante per tutto il quartiere di Cibali. Dopo la convenzione sul social housing, il caso dell’ipermercato Eurospin di via Castaldi e questa sentenza del Tar su via Dilg, sembra prospettarsi lo spettro di una nuova stagione di aggressione edilizia a Cibali, dinanzi alla totale impotenza dell’amministrazione comunale, in un quartiere che, come si evince nelle linee guida del piano regolatore è già considerato fin troppo urbanizzato. Una nota, quella dei consiglieri, che si conclude con l’auspicio di un intervento dell’amministrazione e del sindaco. Dal canto suo, infatti, l’amministrazione guidata dal sindaco Enrico Trantino potrebbe decidere, politicamente, di porre un vincolo alla costruzione trasformando la zona che adesso risulta edificabile in non edificabile.