Leggi:

Attualità

Quei miliardi tolti alla Sicilia per costruire il Super Ponte 

di Redazione -





“Spogghiasti a Cristu per vèstiri a Maria”. Direbbero così i siciliani al governo Meloni alle prese con le somme necessarie per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Mega infrastruttura possibile solo sottraendo risorse ancora una volta al Sud, cosa ha fatto il governo in vista dell’approvazione definitiva da parte del Cipess entro il 2024?
Ha pensato di dirottare, attraverso un emendamento alla legge di bilancio, 2,3 miliardi di euro del Fondo di Coesione e Sviluppo per Calabria e Sicilia verso la grande infrastruttura cara al vicepremier Matteo Salvini. 
Così, per renderla possibile il Consiglio dei ministri ha deciso di togliere, appunto, a Cristo per dare a Maria. In altre parole ecco servito il solito gioco della coperta corta. Stando così le cose, la Sicilia avrà dunque il suo Ponte ma dovrà rinunciare a tante altre opere ugualmente importanti e forse più urgenti. Di fatto le risorse vengono rimodulate: su un totale di circa 11 miliardi che servono alla costruzione del Ponte, due non verranno più presi dal fondo stanziato dal governo, ma da quelli di coesione. Sono risorse utilizzate per l’inclusione sociale, la lotta alle povertà, le politiche attive del lavoro, il social housing, la tutela dell’ambiente e delle risorse idriche, l’efficientamento energetico in Sicilia. 
Quello che adesso le opposizioni contestano è il proposito di dirottare ingenti risorse pensate per sostenere lo sviluppo di Sicilia e Calabria a favore del costosissimo progetto di Salvini che costerà circa 11,6 miliardi di euro. Politicamente parlando, il progetto varrà a puntellare il peso politico del vicepremier che sul Ponte ha fondato la propria campagna elettorale per le prossime Europee. 
Senonché il cielo sopra lo Stretto si va annuvolando. Ad ottobre la Regione Siciliana aveva annunciato la volontà di contribuire alla costruzione dell’opera per circa il 10%, con un finanziamento di oltre un miliardo di euro, ma la scorsa settimana la giunta regionale, ha all’unanimità – per via della necessità di finanziare “opere già programmate” e non rinviabili – fatto una mezza marcia indietro, dandosi una pausa di ulteriore riflessione circa l’ammontare al ribasso del proprio impegno finanziario.
Dure le prese di posizione delle parti sociali. “Quello sul Ponte di Messina – ha detto il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia al termine della riunione dei capigruppo – sarebbe l’ennesimo scippo ad un fondo che serve ad altro e che sta diventando la tasca di Pantalone di un governo che non sa che pesci prendere per trovare le risorse di una Manovra che non si preoccupa di trovare risorse per la sanità pubblica. Siamo molto preoccupati”. 
A sbottare, a proposito della rimodulazione del Pnrr e dei tagli sulle Ferrovie, è anche il segretario generale Cgil Sicilia Alfio Mannino. “Il Pnrr doveva servire ad accelerare la realizzazione di opere importanti come la tratta ferroviaria Palermo-Catania, in precedenza finanziata con l’Accordo di programma, e ora si fa marcia indietro, sottraendo i finanziamenti di alcune tratte. Anche in questo caso il presidente della Regione starà a guardare? Aspettiamo di sapere come si recupereranno queste risorse, per superare uno dei gap infrastrutturali della Sicilia. In questi giorni in cui si parla tanto di Ponte sullo Stretto, i tagli sulle Ferrovie sembrano ancora più un paradosso”.
A ribattere alle polemiche è lo stesso ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: “Che ci sia una compartecipazione seppur minima di Sicilia e Calabria mi sembra assolutamente ragionevole. Se ci mettono il 10 per cento e lo Stato ci metterà quasi il 90 per cento mi sembra giusto”. Per Salvini, la compartecipazione “è stata condivisa con i presidenti” delle due Regioni. E ha osservato: “Il Ponte non è un’opera pubblica che unirà solo Sicilia e Calabria, ma tutta l’Italia se ne gioverà in termini di lavoro e maggiore crescita economica”.