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Proteggere le donne? I sistemi adottati non funzionano

Le RAMS servono a poco. Chi stalkerizza continua a farlo una volta tornato in circolazione. Un magistrato certifica queste perplesità

di massimilianoadelfio -





Il sistema ha fallito”. Ed il sistema a cui si riferisce il giudice, Walter Carlisi, magistrato di sorveglianza, è quello che dovrebbe tutelare le donne vittime di violenza. Non è una dichiarazione qualunque. E’ una dichiarazione forte di un magistrato, fatta da un magistrato di fronte all’ipotesi che possa tornare libero –e magari continuare a stalkerizzare la sua vittima– Salvatore Russotto, 28enne agrigentino, arrestato a luglio scorso per stalking contro un’imprenditrice. “Il caso di specie – spiega il giudice – è indicativo del fallimento dell’attuale sistema delle misure di sicurezza che ha voluto la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari”. Carlisi, sostanzialmente, è stato chiamatop a pronunciarsi sulla richiesta di applicare una misura di sicurezza per 2 anni a Russotto. E spiega come “l’unica speranza sia la permanenza della custodia in carcere disposta nell’ambito di un altro procedimento” per il quale il 28enne finì dietro le sbarre, giudicato, quella volta, “capace di intendere e volere“, accusato ancora di stalking ai danni della stessa donna. Dopo un periodo in galera, venne liberato ‘per vizio di mente’, collocato in comunita’ dove ha ripreso a perseguitare l’imprenditrice sinché la donna non decise di rendere pubblica la sua esperienza. Lei, è la titolare di un locale della movida agrigentina e sei mesi fa, denunciò di essere di nuovo tempestata di telefonate e messaggi da questo 28enne che, dopo che lui era tornato libero perché incapace di intendere e volere. Da lì il divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico ma, poche ore dopo la notifica del provvedimento, la vendetta: Russotto sarebbe andato nel locale della donna distruggendo arredi, lampadari e vetrata. Poi è andato a casa dell’imprenditrice, devastandole l’auto parcheggiata in strada e lasciandole davanti la porta, a mò di sfida, l’ordinanza cautelare appena ricevuta. Adesso è in carcere ma il GIP ha disposto una perizia sul suo stato mentale, richiesta dal difensore. Walter Carlisi, sulla scorta del dispositivo della prima sentenza che lo giudicò capace di intendere e di volere, ha disposto il carcere “in considerazione della elevata pericolosita’ sociale“. Dovesse uscire, sara’ ricoverato per due anni in una struttura che sostituisce i manicomi ma su questa ipotesi, Carlisi esprime un giudizio negativo. “Le RAMS (letteralmente Reliability, Availability, Maintainability, Safety, ovvero Affidabilità, disponibilità, manutenibilità e sicurezza) rimangono – scrive il magistrato – per come non sufficientemente realizzate e non sufficientemente organizzate, un acronimo privo di sostanza“.