PRIMA PAGINA- Nuovo colpo al mandamento di Trabia: 19 arresti
Le indagini sono durate in tutto sette anni e hanno permesso di azzerare il mandamento mafioso di Trabia, nel palermitano. Scattati 19 arresti che hanno portato in carcere capi e affiliati delle famiglie di Termini Imerese, Caccamo, Trabia, Vicari e Cerda – Sciara. I carabinieri della compagnia di Termini Imerese hanno ricostruito estorsioni a commercianti e imprenditori. Mesi di intercettazioni hanno ridefinito i nuovi assetti delle famiglie che compongono il mandamento. Un clan abbastanza solido, seppur sia in provincia. Le indagini hanno fatto emergere un grave quadro indiziario in ordine ai reati di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento seguito da incendio, lesioni personali, minacce, incendio, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, trasferimento fraudolento di valori, furto in abitazione, favoreggiamento personale, turbata libertà degli incanti, commessi con l’aggravante del metodo mafioso. Il provvedimento scaturisce da un’articolata attività investigativa condotta dal reparto territoriale dei carabinieri di Termini Imerese dall’anno 2015 fino al 2022, di monitoraggio del mandamento mafioso di Trabia. Le investigazioni hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza, accolti nel provvedimento cautelare, in ordine all’operatività del sodalizio criminale che, mediante la forza d’intimidazione derivante dal vincolo associativo e la violenza, si imponeva nel panorama sociale ed economico locale, avanzando richieste estorsive nei confronti di attività commerciali e imprenditoriali. Chi sono gli arrestati? Massimo Andolina (Petralia Sottana, 48 anni); Tommaso Consiglio (Palermo, 52 anni); Biagio Esposto Sumadele (Palermo, 46 anni); Pietro Erco (Torre del Greco, 60 anni); Giuseppe Galbo (Sciara, 65 anni); Giuseppe Lo Bianco (Palermo, 32 anni); Salvatore Macaluso (Vicari, 59 anni); Salvatore Mario Monastero (Caccamo, 68 anni); Pietro Passafiume (Termini Imerese, 34 anni); Antonio Luigi Piraino (Cerda, 63 anni); Gaetano Pravatà (Palermo, 51 anni); Ignazio Saccio (Vicari, 56 anni); Rosario Saccio (Vicari, 55 anni); Francesco Sampognaro (Caccamo, 58 anni); Calogero Sinagra (Sciara, 66 anni); Antonino Teresi (Sciara, 62 anni); Francesco Turturici (Trabia, 67 anni); Carmelo Umina (Vicari, 62 anni); Massimiliano Vallone (Palermo, 46 anni). Un blitz che arriva un giorno dopo gli arresti nei quartieri Sperone e Brancaccio. Un’operazione – quella palermitana – che doveva portare in manette anche Giancarlo Romano, reggente della famiglia di Corso dei Mille e ucciso invece la settimana scorsa da Camillo Mira e figli. A Brancaccio inquirenti e forze dell’ordine hanno dovuto accelerare le operazioni di arresto per evitare ritorsioni e vendette in un quartiere caldo come il quadrilatero Brancaccio, Sperone, Roccella e Corso dei Mille. Dopo l’omicidio di Romano, la famiglia Mira ha dovuto abbandonare casa e cercare rifugio in altre zone proprio per evitare un bagno di sangue. Le manette scattate tra sabato e domenica hanno successivamente chiuso la contesa, per ora. Ma torniamo su Giancarlo Romano, un capitolo dell’ordinanza di custodia è dedicata al suo profilo. Romano, che doveva essere arrestato per associazione mafiosa, nonostante la giovane età sarebbe stato protagonista di una rapida scalata all’interno della cosca, tanto da diventare reggente della famiglia di corso dei Mille. Legato a doppio filo con Tonino Lo Nigro, trafficante detto “il Ciolla”, in più di un’occasione è stato sorpreso in compagnia di personaggi di spessore nel panorama di Cosa nostra. Nel 2015 era stato denunciato per l’aggressione a una guardia giurata al porto e pochi mesi prima, durante un controllo di polizia, era stato trovato in compagnia di pregiudicati per mafia. Il 6 maggio del 2018 è alla guida dell’auto fermata a Cassino sulla quale viaggiava Tonino Lo Nigro, che, scarcerato dall’Olanda, stava tentando di fare rientro in Italia con documenti falsi. Nel 2022, dopo l’arresto di Lo Nigro, Romano ne avrebbe preso il posto. La sua morte apre nuovi scenari su una delle famiglie mafiose più rilevanti del capoluogo. Così come quella di Porta Nuova, su cui piomba l’arresto, quello di Giuseppe Auteri.