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Attualità

PRIMA PAGINA- In Sicilia il lavoro c’è ma i giovani non lo sanno

di Marco Gullà -





In Sicilia manca il lavoro?
I dati aggiornati sulla disoccupazione certificano che di anno in anno la situazione nell’isola è sempre più grigia, eppure secondo la Fondazione nazionale Consulenti per il lavoro spesso domanda e offerta non riescono a incontrarsi.
In Sicilia tanti cercano un lavoro e tante imprese cercano di assumere ma questi due “mondi” difficilmente riescono ad incrociarsi.
Quindi il lavoro ci sarebbe ma il più delle volte tanti giovani non sono quindi a conoscenza che una determinata azienda possa ricercare dei profili. Il Rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri, spiega: “Il divario tra istruzione-formazione e mercato del lavoro, in Sicilia come nel resto d’Italia, è un fatto innegabile, ma l’Università di Palermo già da due anni ha invertito la tendenza”.
“Abbiamo stipulato accordi con oltre 3mila imprese siciliane e del resto d’Italia che, da un lato, intervengono nella definizione della nostra offerta formativa modulandola con elementi di vita pratica che interessano alle loro attività e, dall’altro lato, accettano di ospitare nostri studenti in tirocini curriculari pre-laurea di almeno quattro mesi, a nostre spese. Abbiamo dedicato uno stanziamento di un milione di euro e quest’anno, il secondo, abbiamo avviato ben 450 studenti in tirocinio. Speriamo che si concludano con l’assunzione e anche nelle mansioni da loro auspicate”.
Nel 2023 le imprese siciliane che hanno provato ad assumere sono state il 59% del totale, rispetto al 57% del 2022, e hanno programmato 301.190 ingressi di personale, cioè 13.150 in più rispetto al 2022, e nel 28% degli annunci si ricercavano espressamente giovani. Ma il maggiore fabbisogno di dipendenti non si è tradotto in un significativo incremento dell’occupazione nell’Isola, perché la difficoltà di reperire candidati idonei è aumentata dal 35 al 40%: il 22% dei posti offerti non è stato coperto per mancanza di candidati, il 13,5% per preparazione inadeguata e il 4% per altri motivi. Tant’è che nel 15% dei casi le imprese hanno dovuto fare ricorso all’assunzione di immigrati.
Andando nel dettaglio, si volevano assumere 54.830 operai specializzati, 34.390 professionisti tecnici, 18.900 dirigenti o appartenenti alle professioni intellettuali e scientifiche e con elevata specializzazione, 31.530 conduttori di impianti e operai di macchinari, 100.580 unità delle professioni qualificate nel commercio e nei servizi, 37.280 addetti delle professioni non qualificate e infine 23.680 impiegati.
I settori che più ricercano giovani sono stati quelli del commercio, servizi culturali e sportivi, turismo e ristorazione, sanità e costruzioni. Quindi qualcosa si muove, il Bollettino Excelsior di Unioncamere e Anpal inoltre rileva che le professioni maggiormente richieste dalle imprese siciliane sono state quelle di : addetti alla ristorazione (52.520), addetti alle vendite (31.390), operai edili specializzati (25.370), addetti alle pulizie (23.490), conduttori di veicoli (19.800) e tecnici della salute (10.650).
Tanti posti di lavoro in ballo, eppure il 40% diquei 301.190 posti offerti nel 2023 è rimasto vacante e per il 15% le imprese hanno dovuto ricorrere all’impiego di immigrati.
Una situazione a dir poco paradossale, se si considera anche che molti giovani siciliani hanno dovuto lasciare la propria terra di origine e magari svolgere una professione al Nord del Paese o all’estero, che avrebbero invece potuto coprire in Sicilia.
Anche per l’istruzione secondaria superiore tecnico-professionale il 74% richiede esperienza e il 39% non trova risorse idonee; le richieste riguardano soprattutto amministrazione, finanza e marketing; turismo ed enogastronomia, sanità, ristorazione, edilizia e meccanica.