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Agricoltura

PRIMA PAGINA- I campi e i cittadini siciliani hanno sete

di Redazione -





di ANGELO VITALE

Fiumi, laghi, invasi, dighe. In Sicilia ce ne sono e da decenni cittadini e agricoltori chiedono il diritto all’acqua. Una matassa inestricabile di competenze, immobilismi e inefficienze, datata nel tempo. Cui anche oggi si rinvia continuamente ogni richiesta di saperne di più.

E allora le testimonianze dai territori, che consegnano la fotografia di ogni singola situazione, diventano indicative di una questione ogni volta uguale, anche laddove le voci di chi vive quotidianamente la carenza idrica non sono state ancora ascoltate.

Tonino Russo è il segretario regionale Flai Cgil, sindacato dei lavoratori agro-industria. Evitiamo di fare le pulci ai numeri dei Consorzi di bonifica: forse potrebbero essere gestiti con 600/700 addetti e invece sono oltre 2mila, la metà a tempo indeterminato. Il suo racconto è impietoso, cinico flash dell’anomalia isolana. “I Consorzi sono commisariati da 30 anni. Ce n’erano 11, la riforma parziale dell’allora governatore Crocetta voleva ridurli a 2, ma i precedenti non sono mai stati messi in liquidazione. Quindi sono diventati 13. E se n’è aggiunto recentemente un quattordicesimo. Non funzionano, non erogano l’acqua, sono pieni di debiti, ricorrentemente sono stati indietro con il pagamento degli stipendi”. E intanto gli invasi sono vuoti: “Le reti di distribuzione perdono acqua. Senza risorse, non c’è manutenzione. E non si parla di programmazione, digitalizzazione per il monitoraggio. Così, il 40% dei terreni agricoli non è rifornito. Non vengono assunte figure professionali tecniche, non c’è formazione”.

E il Pnrr non poteva aiutare? “Niente da fare – risponde -. Bocciati 31 progetti dei Consorzi per puntare a 450 milioni di euro”. Progetti scritti male, la promessa è di rimodularli con fondi di altro tipo. Intanto, il tram è stato perso. Cosa mette a rischio un’estate senza acqua: “Non solo le produzioni come nel 2023, ma il lavoro nei campi. Potranno esserci supporti alle imprese ma parte degli addetti, da 7 a 10mila su 145mila, rischiano la disoccupazione”.

E i cittadini? Protestano per il costo dell’acqua. Antonio Surace, del Forum per l’Acqua e i Beni Comuni nell’area di Caltanissetta, è uno degli animatori di una petizione: “Il gestore idrico di sovrambito Siciliacque pratica un prezzo di 0,69 euro al metro cubo, il doppio della media che gli altri cittadini in Italia pagano al loro gestore regionale”. E da anni la Regione non è caoace di combattere la dispersione idrica, che supera il 50% dell’acqua immessa negli acquedotti. Cittadini che, finora, non trovano alcuna sponda nell’Ars, denuncia Surace.

Antonio Lo Baido è il portavoce del Comitato Invaso Poma di Partinico. Da 7 anni in lotta per difendere un’opera realizzata nei ’60 grazie a Danilo Dolci, il Gandhi dell’isola. E’ il terzo bacino della Sicilia, da 68 milioni di metri cubi. Fece la ricchezza della zona, nacquero industrie (La Raspante con 800 addetti, ora un deposito Conad), aveva 2500 consorziati. Dal 2006, passato in gestione al Consorzio, il tracollo. Eroga solo fino a 2,5 milioni di metri cubi. “L’80% della rete – racconta – è un colabrodo. Un tracollo. I Consorzi commissariati (L’identità cerca da giorni di contattare il vertice di quello della Sicilia Occidentale, Baldo Giarraputo, ndr) sono un’anomalia nota anche all’Ue che ha messo in mora l’Italia.Perciò chiediamo, inascoltati, la loro democratizzazione, il varo di un Cda per ognuno di essi”.

Lo Baido elenca gli scandali “Senz’acqua, le bollette arrivano: 550 euro per vigneti e uliveti, 750 euro all’ettaro per i frutteti e 1000 per le coltivazioni in serra. Nuovi pozzi? Non li autorizzano dove c’è una formale rete, pure se colabrodo. Da 5 anni, attesa una gara per rifare con oltre 17 milioni di euro il primo lotto dell’invaso. La politica? Nessuna eco, dopo un Consiglio comunale aperto a Partinico nell’ottobre scorso”. Danilo Dolci si starà rivoltando nella tomba.