PRIMA PAGINA- Casteldaccia, c’è un indagato L’autopsia conferma la morte per asfissia
Ancora rabbia, dolore, sgomento.
Nessuno ancora crede a quello che è successo. L’eco della tragedia di Casteldaccia è ancora forte.
Ieri al Policlinico di Palermo è stato il giorno delle autopsie sui corpi delle vittime, che ha confermato come sono morti i cinque operai che stavano lavorando sulla rete fognaria nel paese di Casteldaccia, in provincia di Palermo.
L’autopsia ha confermato che i polmoni degli operai morti a Casteldaccia erano completamente ostruiti. Il gas killer ha danneggiato in maniera irreversibile le vie respiratorie. L‘idrogeno solforato prodotto dai liquami, infatti, uccide in pochi secondi.
Sono stati quindi confermati i primi sospetti che attribuivano all’idrogeno solforato la causa della strage nell’impianto di sollevamento delle acque nere nel paese palermitano.
La Procura di Termini Imerese ha iscritto nel registro degli indagati Nicolò Salto, titolare della Quadrifoglio Group, l’impresa di Partinico per cui lavoravano quattro vittime.
La quinta era un interinale dell’Amap. L’inchiesta dovrà stabilire perché e chi ha autorizzato gli operai a scendere nella vasca di raccolta dei liquami visto che l’appalto prevedeva uno spurgo con un lavoro di superfice attraverso i tombini. Mentre lavoravano è saltato il tappo di liquami e gas.
Fra i morti c’era l’interinale Giuseppe La Barbera, 28 anni, che era addetto al controllo della segnaletica stradale. La famiglia di la Barbera ha un negozio di bombole di gas e casalinghi in via Musco alle spalle della chiesa del Carmine, nel quartiere Ballarò, e per questo è conosciuta da quasi tutti i residenti della zona.
CLIMA TESO
Davanti al Policlinico, anche gli avvocati della famiglia che puntano il dito contro le norme di sicurezza durante il tragico intervento della squadra nell’impianto fognario di Casteldaccia: “Una tragedia annunciata, come tante altre, figlie dei soliti passaggi di committenza: appalti, subappalti, appaltatori, fatti senza controlli – dicono gli avvocati della famiglia La Barbera, Giuseppe Emanuele Greco e Ornella Cialona – un fatto è certo se sono morti tutti ci sarà una violazione palese delle misure di sicurezza. Confidiamo nelle autorità per trovare i responsabili”.
Al Policlinico il clima è teso, avvocati e familiari delle vittime smentiscono che gli operai siano scesi nei cunicoli di loro iniziativa.
“Questa è la prima cosa che viene detta – sottolinea Greco – da parte di chi cerca di esonerarsi dalle sue responsabilità, io non credo alle iniziative personali. Loro sapevano evidentemente dove dovevano andare, ma attendiamo prima le indagini, che riguarderanno anche la società Quadrifoglio: c’è ovviamente anche un tema di vigilanza”.
Le lacrime si intrecciano con la rabbia, si cerca la verità sull’ennesima strage sul lavoro: “Una famiglia che ha perso un marito, un figlio, un padre – ha aggiunto l’avvocato della famiglia La Barbera – ogni commento sarebbe superfluo. Parliamo di una tragedia immane: il proprio marito, papà va a lavoro e non torna più. Una tragedia assurda”.