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Attualità

PRIMA PAGINA – A fare ponte tra Calabria e Sicilia è il corteo del no

di Redazione -





Cinquemila, invece dei 10mila attesi. Una mobilitazione e un corteo, a Villa San Giovanni, contro il Ponte sullo Stretto. Tra i manifestanti, decine i cartelli issati da altrettanti manifestanti arrivati da Messina, a ricordare la contrarietà ad un’opera che invece il governo Meloni, con il vicepremier Matteo Salvini, continua a volere con determinazione. Ma i numeri, alla fine, contano meno di un malessere che qui sembra generalizzato.

C’è la polemica alimentata fin qui da esponenti politici nazionali tra i quali alcuni sono candidati alle prossime Europee di giugno. Nel corteo è per esempio facile saldare, per Sandro Ruotolo del Pd, i temi del no al Ponte con gli storici deficit del Mezzogiorno: “Non s’ha da fare – dice -, perché c’è un progetto vecchio e sono stati spesi miliardi che potevano servire per le strade che non ci sono e per una sanità pubblica al collasso, mentre sono ripartiti i viaggi della speranza dei malati dal Sud verso il Nord”. Sembra invece un paradosso la protesta di chi contrasta il Ponte immaginando una possibile moltiplicazione del trasporto navale, senza poi pensare a quanto inquinamento, allo stato attuale, generano le navi contribuendo ad alterare pure gli ecosistemi locali. Sparuta ma combattiva la rappresentanza dei sindaci che, su entrambe le sponde che il Ponte punta ad unire, hanno chiesto la sospensione della conferenza istruttoria al ministero delle Infrastrutture. Sempre netta e pressante la protesta del portavoce di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli che denuncia inevase le sue richieste informative: “Chiedo, inascoltato dal governo e dall’ad della società Stretto di Messina, di conoscere quale sarà l’organismo tecnico dello Stato che validerà il progetto del Ponte. Forse il Consiglio superiore dei lavori pubblici, il cui parere è obbligatorio per legge? La risposta che mi è stata data è che questo parere è già stato dato. Ma risale al 10 ottobre 1997, cioè a 27 anni fa. La verità è che stanno trasformando questa operazione in un bancomat di Stato, recuperando una vecchia gara e utilizzando un progetto vecchio di 27 anni”.

Ascoltare i manifestanti, significa raccogliere lo sconforto per un’opera cui non si assegna un futuro possibile ma che comunque insidia il territorio da anni, ancor prima del più recente progetto. C’è una Rete No Ponte che ha radunato cittadini in pullman da Cosenza, Catanzaro, Soverato e Catania e perfino in traghetto da Messina e che sui social fa le pulci alla Webuild di Pietro Salini. A Cannitello, una frazione di poco più di 3mila abitanti di Villa San Giovanni, ricordano e guardano dal mare una variante ferroviaria costruita 12 anni fa e inserita in una galleria di cemento per fare spazio al pilone, più alto e più pesante della Tour Eiffel, che avrebbe dovuto svettare da Villa verso la Sicilia. I racconti indicano nomi e cifre di un’opera incompiuta, una rientranza dalla costa ben visibile dall’alto: 14 milioni di euro scesi a 7 per “mascherarla”, il governo Monti, il ministro delle Infrastrutture del governo Letta Maurizio Lupi che incaricò Rfi per il “mascheramento”. Lavori avviati e mai conclusi. Un piccolo-grande esempio di spreco di risorse pubbliche.

Un ricordo che si salda alle preoccupazioni odierne. Palpabile la paura che Villa San Giovanni già con il cantiere non sarà più la stessa, che perda la sua identità, che migliaia di lavoratori trasformino la geografia sociale degli abitati, perfino il suo rapporto naturale con il mare.

E mentre c’è chi richiama la trascuratezza finora riservata dagli artefici dell’opera alla custodia del patrimonio immateriale di questi posti, la paura principale è per gli espropri.

Proprio a Cannitello, sono da tempo previsti 150 espropri. Non sono tutte per le vacanze, protestano gli abitanti, almeno un terzo sono prime case. All’orizzonte, la deadline di luglio temuta come il via effettivo dell’opera, nonostante le rassicurazioni, ogni volte ribadite, sul fatto che tra due mesi nessun cittadino dovrà lasciare la propria casa.