Leggi:

Attualità

Pozzallo, protesta alle palazzine di piazzale Italia: oggi lo sgombero

di massimilianoadelfio -





di CLAUDIA MARI
“Non siamo mobili da spostare, siamo persone”. Questo è quello che si legge nello striscione appeso in una delle tre palazzine di Piazzale Italia di Pozzallo dichiarate “a rischio crollo” dove vivono circa 150 persone che ora sono destinate ad andarsene. Perché proprio nella giornata di oggi scatta il giorno “X”, ovvero il giorno dello sgombero, previsto da una ordinanza del sindaco Roberto Ammatuna dello scorso 19 aprile. Una decisione presa per motivi di “pubblica incolumità”. Solamente dieci giorni di tempo per gli abitanti delle palazzine 12, 13 e 14, che hanno continuato, imperterriti, la protesta. Sono stanchi, preoccupati per la loro sorte, ma nelle case dove hanno passato anni e anni della loro vita, ora, vogliono rimanere. Si tratta di una platea di 48 famiglie che ora si vedono costrette – senza soluzione – a lasciare la propria abitazione. Tra loro, ci sono dieci persone disabili, un malato terminale, ma anche tanti anziani e bambini che potrebbero trovarsi, senza giri di parole, in mezzo a una strada.
L’ORDINANZA DEL SINDACO
Tutto ha – di nuovo – inizio lo scorso 9 aprile quando nel corso di una riunione della IV commissione all’Assemblea regionale siciliana, su richiesta dell’onorevole Abbate, veniva trattato un punto riguardante in particolare la sicurezza e di vivibilità degli alloggi dell’ Iacp di Pozzallo. In quella occasione il commissario dell’Iacp aveva dichiarato che i lotti 12-13-14 di piazzale Italia erano a rischio crollo. Una dichiarazione a cui il sindaco Ammatuna ha fatto seguito con un incontro con i vertici IACP, Genio Civile e l’ufficio tecnico di Pozzallo, oltre ad un incontro con il Prefetto di Ragusa. Confermato il rischio crollo, “il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica della provincia di Ragusa, presieduto dal Prefetto, ha invitato il sindaco del comune di Pozzallo con estrema urgenza, in qualità di Autorità locale di Protezione Civile, ad adottare un’apposita ordinanza con efficacia immediata di sgombero entro e non oltre i dieci giorni a tutela della pubblica e privata incolumità”. I provvedimenti arrivano qualche giorno dopo, perché è datata 19 aprile l’ordinanza di sgombero per “rischio crollo” del sindaco Ammatuna.
Nella ordinanza – si legge in una nota diffusa dal primo cittadino di Pozzallo – si prevede che “i residenti possano autonomamente individuare una sistemazione alloggiativa alternativa con l’addebito del relativo canone di locazione, da stabilire in relazione ai componenti il nucleo familiare, a carico del competente assessorato regionale che gestisce l’Istituto Autonomo Case Popolari, sino a nuova collocazione degli aventi diritto a cura del medesimo Istituto. In caso di infruttuoso esito di individuazione sul libero mercato immobiliare, il sindaco dovrà provvedere alla requisizione di idonee strutture turistico-ricettive per l’ospitalità degli aventi diritto, con indennità sempre a carico del competente assessorato regionale”. Ciò significa che i cittadini, in dieci giorni, avrebbero dovuto o potuto trovare un nuovo alloggio al cui affitto avrebbe provveduto il comune e nel caso in cui la ricerca non fosse andata a buon fine, questi sarebbero stati indirizzati verso alloggi individuati dalla stessa amministrazione. Eppure, non bastano una manciata di giorni per trovare delle soluzioni che siano adatte a tutte. Per questo la protesta continua ancora oggi, anche se le problematiche non erano nuove, né agli abitanti delle palazzine, né al Comune.
I PRECEDENTI
Le palazzine di proprietà dell’Iacp sono sotto osservazione dal 2008, quando vennero eseguiti dei carotaggi da cui emerse che la realizzazione dei condomini era stata fatta con cemento depotenziato. Da lì, l’accertamento dello stato di degrado che, aveva avuto riscontro anche anni dopo, e cioè nel 2019, come raccontato dal sindaco che nel gennaio di quell’anno aveva chiesto a Iacp “chiarimenti su eventuali pericoli di incolumità delle palazzine di piazzale Italia”. Il commissario, “comunicava che erano in corso degli studi e che eventuali accertate situazioni di pericolo per la pubblica incolumità sarebbero state prontamente comunicate al Comune di Pozzallo per tutte le misure necessarie”. Da allora e fino alla riunione della Quarta Commissione dell’Ars, nessuna comunicazione è mai pervenuta.