Patto per il nord: Ritorno al futuro? No, ritorno al ’96
Tra nostalgie padane e comunicati fuori tempo, il Patto per il Nord tenta un ritorno in scena. Ma con quali idee?
Ogni estate ha il suo tormentone. C’è chi lo canta in spiaggia, chi lo balla in discoteca… e poi c’è chi lo lancia in forma di comunicato stampa. È il caso del Patto per il Nord, che nei giorni scorsi ha rispolverato il pensiero di Gianfranco Miglio, accusando i parlamentari meridionali della Lega – pardon, della Salvini Premier – di non ricordarsi nemmeno chi fosse.
Un’accusa severa, se non suonasse più come un appunto da assemblea di condominio che come una presa di posizione politica. Il messaggio è chiaro: al Sud non interessa l’autonomia, ma solo lo statalismo e l’assistenzialismo. Votano Salvini per il Ponte, non per le Macroregioni.
Come i Backstreet Boys
Ma davvero, nel 2025, le Macroregioni scaldano ancora i cuori? Oppure siamo davanti a una rievocazione nostalgica, di quelle che ricordano i tentativi di reunion delle boyband anni ’90? Applausi tiepidi, palazzetti semivuoti, e la sensazione che il pubblico abbia voltato pagina.
Il Patto per il Nord sembra voler presidiare un’eredità culturale che, più che ispirare, viene agitata come un vecchio trofeo per restare sulla scena. Ma mentre l’Italia discute di riforme vere – dal PNRR all’intelligenza artificiale – c’è ancora chi tenta di riesumare la “Padania Libera“, come fosse una VHS da rimettere nel videoregistratore.
Più che di mancanza di memoria, qui si tratta di mancanza di idee. O di quel fastidioso vizio di non voler uscire di scena, anche quando la parte è finita da tempo.
Un disco rotto che non suona più
Siamo sinceri: chi non conosce qualcuno che, dopo anni da protagonista, fatica ad accettare il ruolo da spettatore? C’è chi si reinventa, e chi si aggrappa al passato. E quando parte il cantiere del Ponte sullo Stretto, c’è chi lo vede come un’opportunità per tornare a “dir la sua”, proprio come quei pensionati che sorvegliano i lavori pubblici con aria critica. Solo che invece del caschetto hanno il comunicato stampa.
Ripetere vecchi slogan non basta. La politica, come la vita, non premia chi si limita a ricordare, ma chi sa interpretare il presente. Brandire il nome di Miglio senza rileggerne lo spirito rischia di trasformare un pensatore in un simbolo vuoto, buono solo per polemiche d’agosto.
Forse, più che accusare gli altri di dimenticanza, bisognerebbe chiedersi perché oggi così pochi lo citano davvero.