Palermo, maxi inchiesta sui bonus edilizi: cento indagati per lavori fantasma da 26 milioni
PALERMO – Una montagna di carte, fatture e crediti d’imposta. Ma di lavori, neanche l’ombra. È il cuore dell’inchiesta della Procura di Palermo che ipotizza una colossale frode da 26 milioni di euro legata alle agevolazioni dell’Ecobonus e del Bonus facciata. Cento gli indagati – tra imprenditori edili, società, amministratori e committenti – a cui il 28 luglio è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini.
Inchiesta bonus edilizi: il meccanismo della truffa
Secondo gli inquirenti, gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione sarebbero stati solo sulla carta. Le società avrebbero applicato lo sconto in fattura emettendo fatture per operazioni inesistenti, così da generare crediti d’imposta poi ceduti a intermediari finanziari, che li trasformavano in denaro contante.
Un giro che, a detta dei pubblici ministeri Vincenzo Amico e Giorgia Righi, ha prodotto un danno enorme alle casse dello Stato.
Arresti e interdittive
Lo scorso giugno erano già finiti agli arresti domiciliari Antonio Notaro, Salvatore Castelli e Massimo Smeraldi. Interdizione per un anno dall’attività imprenditoriale per Dorotea Giordano, Vittorio Macaluso, Fedele Notaro e Salvatore Vaiana. L’accusa è pesante: associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale.
Le imprese coinvolte nell’inchiesta
Dieci le imprese nel mirino:
- Pro Domus Mea srl – via del Bersagliere
- Immobiliare Gnoffo srl – piazza Benvenuto Cellini
- Stv 8.29 srls – via del Bersagliere
- Costruzioni Camporeale 2020 srl – via Noce
- Nuova Aurora srls – via Generale Francesco Friscia
- Ginevra srls – via Noce
- Ca.Sa Nuova Ristrutturazione 2021 srls – via Caduti del Lavoro
- La Quattro Canti srls – vicolo Marotta
- A&C Servizi Immobiliari e Alberghieri – piazzale Ungheria
- Favin srls – viale Strasburgo
Bonifici, contanti e criptovalute
Le indagini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza avrebbero ricostruito un sistema in cui le somme, una volta incassate, venivano distratte: bonifici su conti personali, prelievi in contanti, acquisti di oro e criptovalute, sottoscrizioni di buoni fruttiferi postali.
Molte operazioni sarebbero transitate dalle Poste. Alcuni committenti, secondo gli investigatori, si sarebbero prestati alla frode in cambio di poche centinaia di euro. E in certi casi, a “firmare” lavori da centinaia di migliaia di euro sarebbero stati persino condomini di case in affitto.
Un’inchiesta che fotografa, ancora una volta, come i bonus edilizi – nati per rilanciare il settore e migliorare l’efficienza energetica – possano trasformarsi, nelle mani sbagliate, in una miniera per truffatori e prestanome.