Omicidio Taormina: la violenza, la città, il giorno del dolore
Un gesto brutale, di cieca ferocia. Così il gip di Palermo, Claudio Bencivinni, descrive l’omicidio di Paolo Taormina, il giovane barman del centro storico di Palermo freddato con un colpo di pistola alla nuca nella notte di sabato. Un’esecuzione — scrive il giudice — «dimostrativa, di totale disprezzo per la vita umana», tale da far ritenere Gaetano Maranzano, 28 anni, «incline a reiterare reati della stessa indole e con mezzi di violenza personale».
Maranzano, originario dello Zen, resta in carcere. Nonostante il gip non abbia convalidato il fermo per assenza di pericolo di fuga, ha accolto la richiesta della Procura, disponendo la custodia cautelare per l’elevato rischio di inquinamento delle prove e per la possibilità che l’indagato possa nuovamente delinquere.
«Ha mostrato — scrive il giudice — totale noncuranza nel lasciare a terra una persona agonizzante, riversa in una pozza di sangue».
La confessione e i punti oscuri
Durante l’interrogatorio al carcere Pagliarelli, Maranzano ha ribadito la propria confessione, ammettendo di aver sparato «perché si era sentito sfidato». “Quello mi guardava, parlava verso di me, mi voleva mettere in cattiva luce… e gli ho sparato”, ha detto ai magistrati. Una reazione spropositata a un presunto rimprovero, che il gip definisce “impulso criminale assolutamente ingiustificato”.
Secondo l’indagato, la pistola calibro 9 trovata a casa sua sarebbe la stessa usata per uccidere Paolo, ma gli inquirenti non sono convinti: la sorella della vittima, infatti, ha descritto l’arma come “piccola, nera, quanto le mie dita”. Saranno gli esami balistici a chiarire la verità.
Restano inoltre zone d’ombra nella ricostruzione: il video delle telecamere mostra un gesto “fulmineo”, mentre Maranzano ha parlato di una lite durata alcuni secondi. Non ha voluto dire chi fosse con lui quella notte, né ha chiarito dove si trovasse realmente l’arma.
Il post su TikTok e l’intervento della Procura minorile
Subito dopo l’omicidio, Maranzano è tornato a casa e ha pubblicato su TikTok un video con un sottofondo tratto dalla serie Il capo dei capi, mostrando persino la figlia piccola con un ciondolo a forma di pistola dorata. Il post ha raccolto tremila “like”.
La Procura per i minorenni, guidata da Claudia Caramanna, ha disposto l’allontanamento della bambina e della madre dal quartiere Cep, chiedendo la decadenza della potestà genitoriale di entrambi i genitori. Parallelamente, sono in corso indagini per individuare i giovani che, nei commenti al video, hanno inneggiato al killer, per valutare eventuali interventi educativi e sociali nei loro confronti.
Il giorno di Paolo
Oggi, Palermo si ferma. In Cattedrale, alle 10, verranno celebrati i funerali di Paolo Taormina, nel giorno di lutto cittadino proclamato dal sindaco Roberto Lagalla. Sarà il giorno del dolore, della resa dei conti morali, di un’intera comunità che guarda attonita a un delitto tanto insensato quanto rivelatore di un male più profondo.
«Che la vita di Paolo diventi segno di trasformazione delle nostre città, germe di rinascita», ha detto l’arcivescovo Corrado Lorefice, insieme al vescovo di Monreale Gualtiero Isacchi, ricordando il giovane come simbolo di un’urgenza collettiva: dire basta, ma davvero.
Perché ogni volta che un ragazzo muore così, una città intera deve interrogarsi su se stessa. Sul senso della vita, della rabbia, e sulla violenza che da troppi anni sembra covare tra le sue pieghe.
Palermo oggi piange Paolo. Ma non può più permettersi di dimenticare.