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Agrigento

Omicidio Livatino, commemorato il magistrato ucciso dalla Stidda nel 1990

di Francesca Gallo -





Trentaquattresimo anniversario dell’omicidio del giudice Livatino. Autorità e rappresentanti delle istituzioni stamane si sono ritrovate nel luogo dove il 21 settembre del 1990, per mano di killer della Stidda, veniva ucciso il magistrato canicattinese: il cavalcavia della statale 640, Agrigento – Caltanissetta, noto come “viadotto Gasena”, lungo il quale il giudice Rosario Livatino viaggiava il giorno dell’agguato con la sua Ford Fiesta. 

Come ogni anno, questa è un’occasione importante per ricordare Rosario Livatino, una figura importante della storia della Sicilia e di tutta l’Italia – ha detto nel corso della cerimonia il presidente di ANM di Agrigento, Manfredi Coffari – che ha ricordato il profilo, non solo professionale, del giudice Livatino, ma anche il profilo umano di quella che ha definito una persona eccezionale. Un uomo che si è dedicato, con grande impegno, al lavoro quotidiano e che per questo ha pagato con la vita. 

Ad Agrigento oggi anche l’assessore Giusy Savarino, in rappresentanza del presidente della Regione, Renato Schifani.

“Il sacrificio del beato giudice, Rosario Angelo Livatino – ha dichiarato – ci impone di rinnovare il nostro impegno come istituzioni e come cittadini nella battaglia per una Sicilia libera da ogni forma di mafia e corruzione. E’ l’esempio di un uomo che ha sacrificato la propria vita in nome della giustizia, della legalità e della difesa dei valori democratici. Il suo impegno incondizionato nella lotta alla criminalità organizzata e il suo profondo senso di servizio – ha evidenziato l’assessore nel suo intervento – ci insegnano che la giustizia non è solo un compito istituzionale, ma un dovere morale per tutti. In un periodo nel quale la mafia cerca ancora di insinuarsi nei tessuti sociali ed economici della nostra terra, il suo coraggio e la sua intransigenza devono continuare a ispirarci, ricordando che la legalità non può essere negoziata”. 

In occasione del 34esimo anniversario dell’omicidio, l’Associazione Casa Museo Giudice Livatino, ha garantito la fruibilità della casa della famiglia, in viale Regina Margherita 166, a Canicattì. La casa, che fa parte dell’Associazione Nazionale Case della Memoria, è rimasta aperta al pubblico tutto il giorno.

Con il patrocinio del Comune di Canicattì è stato anche siglato un accordo tra l’Associazione, custode della casa in cui il giudice ha vissuto tutta la sua vita insieme ai genitori, e la famiglia Terrana, custode della Ford Fiesta in cui il giudice viaggiava il giorno dell’agguato.

“La speranza –  ha dichiarato il presidente dell’Associazionae Nazionale Magistrati di Agrigento – è quella che in futuro l’esempio del giudice Rosario Livatino  possa essere la guida per i magistrati di oggi e di domani. Posso assicurare – ha sottolineato Coffari – che oggi presso i nostri uffici giudiziari ci sono tanti magistrati che si impegnano quotidianamente nel lavoro e questo può essere l’auspicio per il futuro”.

I responsabili di quell’omicidio vennero assicurati alla giustizia grazie all’apporto di un testimone oculare che si trovava sulla medesima statale e che assistette all’omicidio. Il suo esempio ci restituisce l’immagine di un corretto vivere sociale e recide il muro di omertà che ha generalmente accompagnato ogni fatto di mafia, ma è soprattutto un tassello importante nel solco della legalità, perché avvenne in un’epoca in cui non era ancora entrata in vigore la legge per la protezione dei collaboratori o dei testimoni di giustizia.

Il 9 maggio del 2021 il giudice Rosario Livatino èstato beatificato. Un magistrato italiano che Papa Francesco ha definito “martire della giustizia e della fede”.