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Cronaca

Omicidio del piccolo Claudio Domino senza verità

di Vincenzo Migliore -





Pochi minuti prima delle 21, una moto di grossa cilindrata si ferma davanti al civico 24 di via Fiume, nel quartiere San Lorenzo. A bordo, un uomo col casco integrale. “Ehi tu, vieni qui”, dice. Poi spara. Claudio Domino, 11 anni, cade a terra colpito al volto da un proiettile calibro 7.65. È il 7 ottobre 1986. Palermo si ferma. E da allora non si è più rialzata del tutto.

Oggi, a distanza di trentanove anni, la giustizia archivia nuovamente il fascicolo.

Un omicidio rimasto nel buio, inghiottito dalle ombre della città e dai silenzi della storia.

La Procura di Palermo, che aveva riaperto il caso nel 2021 su impulso dei genitori di Claudio, non ha trovato prove nuove o piste concrete. Il procuratore aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Giovanni Antoci avevano tentato di riannodare i fili: l’impresa di pulizie del padre, che lavorava all’aula bunker del maxiprocesso, la telefonata anonima, le voci su un testimone scomodo, le indagini che portarono ai Graffagnino, famiglia del quartiere poi sterminata dai clan. Ma nulla ha retto.

Nel frattempo, la verità è diventata leggenda.

Si è parlato dei servizi segreti deviati, del poliziotto dei misteri Giovanni Aiello, “faccia da mostro”, e dei boss che da dietro le sbarre si affrettarono a prendere le distanze da quell’orrore. “Siamo uomini, abbiamo figli. Rifiutiamo che un atto di simile barbarie ci possa sfiorare”, dichiarò Giovanni Bontade durante il maxiprocesso. Una frase che valeva come confessione indiretta: se non eravate stati voi, chi allora?

La nuova indagine ha rispolverato testimonianze, incrociato DNA, riascoltato vecchie registrazioni. Ma nessun nome, nessun volto, nessuna verità. Solo un fascicolo chiuso, l’ennesimo.

L’avvocato Antonio Ingroia, che da pm aveva indagato sulle cosche palermitane e oggi assiste la famiglia Domino, aveva tentato l’opposizione. Respinta.

Il giudice ha confermato l’archiviazione: nessuna prova, nessun colpevole.

Resta l’immagine di un bambino con lo zaino sulle spalle, colpito a morte davanti casa, in un autunno siciliano che non ha mai smesso di sanguinare.