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Nuove energie per l’Università di Palermo tra ricerca e reclutamento

di Redazione -





di ANTONIO SCHEMBRI
Nuove energie per l’Università di Palermo, collocata tra la quinta e la sesta posizione nella graduatoria di qualità degli atenei italiani. Sono le risorse umane che incrementeranno l’organico accademico dell’ateneo grazie a una specifica linea di investimenti, aggiunta a quelli previsti dal piano strategico 2024-2027 per l’ampliamento del novero dei settori disciplinari e per operazioni di ampliamento dell’edilizia universitaria. Un reclutamento che punta anche al di fuori dei confini italiani, con l’intento di incidere su un tessuto sociale inaridito dall’esiguo tasso di laureati in Sicilia e dalla migrazione di studenti e laureati verso università di altre regioni italiane e centri di ricerca all’estero. Urgono sforzi per attrarre giovani formati alla ricerca. “Li stiamo compiendo rafforzando ancora di più una linea di sviluppo che nell’ultimo biennio ha visto crescere il nostro corpo docente da 1.473 unità registrate a fine 2021 alle attuali 1.724, con un incremento superiore al 17%”, dice il Rettore Massimo Midiri. Un obiettivo che l’Università persegue attraverso la legge 240 del 2010, la normativa fissa al 20% del corpo docente la soglia del reclutamento di professori esterni: “un limite che con la nuova programmazione abbiamo ampiamente superato dal momento che queste procedure si attiveranno per 2 professori ordinari, 11 associati e per altri professori esterni all’ateneo con eccellenti curricula”, spiega il Rettore. “L’ateneo palermitano ha investito quasi 5 milioni di euro su questa programmazione, che sta consentendo di reclutare anche 119 giovani ricercatori, il triplo rispetto a quelli assorbiti l’anno scorso”, aggiunge Stefania Milioto, prorettrice alla Qualità, Sviluppo e rapporti con i dipartimenti. Più in dettaglio “il processo di rafforzamento della docenza universitaria riguarderà l’impiego di 26 ricercatori e 16 professori neo-reclutati nei cicli di studi attivati dall’Università di palermo nei suoi nei poli territoriali di Agrigento, Caltanissetta e Trapani per almeno 5 anni”. Inoltre saranno 72 i ricercatori a tempo determinato che diventeranno professori associati e a questi si aggiungerà, nei poli territoriali, una cinquantina di posizioni di professore ordinario”. La logica di ateneo diffuso della Sicilia Occidentale si baserà su corsi di studio innovativi. “Per esempio quelli di Trapani sulla biodiversità, di Caltanissetta nell’ambito biomedico e di Agrigento, per quel che riguarda il settore archeologico e dei beni culturali – spiega Midiri. Avere un professore ordinario in ciascuno di questi poli significa creare gruppi di ricerca che interagiscono con le aziende”. L’Università di Palermo punta sul reclutamento di professori il cui percorso universitario cominciò proprio in questo ateneo. Al momento la chiamata diretta autorizzata dal ministero vede il rientro di due accademici palermitani dal Regno Unito. Si tratta di Gianluca Li Puma, professore di Chimica e Ingegneria ambientale, in arrivo dall’Università britannica di Loughborough e di Mauro Paternostro, docente di Teoria dell’Informazione quantistica, proveniente dall’Università di Belfast. “L’idea di tornare era un solo un sogno fino all’anno scorso – racconta Li Puma che riapproda a Palermo dopo una lunga peregrinazione che, prima di concentrarsi nel Regno Unito, lo aveva spinto a Hong Kong, per un percorso di ricerca di 6 anni alla University of Sciences and Technologies, una delle 20 più prestigiose del mondo. A Palermo Li Puma porta un progetto Horizon da 4 milioni di euro sulla transizione ecologica: “riguarderà tecnologie afferenti al concetto di ‘solar to fuel’.Si tratta di produrre idrogeno mediante la combinazione dell’energia solare, tratta da specchi fotovoltaici, con la sintesi biochimica dell’anidride carbonica in butanolo”.