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Cultura

Nell’epoca della tecnica la riscoperta dell’arte come vita

di massimilianoadelfio -





di ANTONIO SACCÀ
Il sociologo Georg Simmel precisò alcune disposizioni individuali e sociali che valgono specialmente nel nostro momento, la tipologia del cinico e la tipologia del blasé. La tipologia del cinico ha come obiettivo abbassare ciò che emerge, inficiare la qualità, negarla; la tipologia del blasé consiste nell’ indifferenziato, tutto sullo stesso piano, ed il piano è un piano piatto, il non valore assolutizzato. I pericoli della nostra epoca stanno in tale evenienza aiutata enormemente dal mezzo di comunicazione di massa, che si rivolge al maggior numero, e quindi cerca di “venire incontro”, come accennavo. Quest’ abbinamento può distruggere una civiltà. A maggior ragione occorre un risorgimento dell’individuo qualitativo, e a tal fine la cultura umanistica è fondamentale, perché costruisce l’uomo interiore. Al dunque, si respira a pieno fiato leggendo “La laguna taceva” sia per le individualità rappresentate sia per la idoneità espressiva di Graziella Lo Vano, scorrente, fluente, aggiuntiva. Così riusciamo ad amare la vita, suscitando quanto vale essere amato. E riconoscendolo. Umanesimo. Riconoscimento della qualità. Anche all’ombra del nulla. Il “nulla” non deve annullare la differenza. Diceva Platone che Diogene il Cinico plateale, non riuscendo ad elevare sé stesso annichiliva la superiorità altrui. Pessimo scopo. Tragica la morte ma bello vivere stimando ciò che vale. Diversamente moriamo nella vita e nella morte. La vita, dicono gli psicanalisti, differisce dalla morte, precisamente Eros differisce da Thanato in quanto Eros è mutamento, combinativo, imprevisto, Thanato monotono, ripetente, fissato, Di sicuro la Vita (Eros) sorprese ne fa insorgere, e talune gradevolissime non più che sorprendenti. Il caso. Conosco Enzo Migneco (Enzuccio) da bambini lui ed io A Messina. La seconda consorte di Emilio Migneco, padre di Enzo era amica di mia madre. Andavamo da loro, troneggiava nell’appartamento un dipintone di Giuseppe Migneco, fratello di Emilio, e noto pittore. Figure di pescatori, calzoni rimboccati, sabbia con grani che parevano cozze, volti di pescatori contadineschi, color mattone, al dunque, Sicilia. Giuseppe Migneco si era stabilito a Milano, e, dicevo, ebbe affermazione. Una pittura realistica con tensione espressionista. Gli anni passano, e ne passano molti. Sempre in Sicilia, a Palermo, Alfredo Fallica e Tommaso Romano inventano, e fu una invenzione, per l’epoca, ricorrenti convegni su di un filosofo sconsacrato, diciamo: Friedrich Nietzsche. Invitano dal mondo, e giungono, giungiamo dal mondo. Fallica è un cultore di cultura, Romano ha ruoli pubblici, imprenditoriali, e creativi in poesia, narrativa, saggistica. I convegni sono stati memorabili. Era assurdo che Nietzsche fosse scantonato e ricondotto all’irrazionalità o a ispiratore del nazismo. Dicevo, passano gli anni. Per l’occasione di favorire una persona che pubblicava opere di pittori, facendosi il nome di Giuseppe Migneco, avendo conoscenza del fratello di Giuseppe Migneco, mi relaziono a chi? A Enzo Migneco, il nipote, il quale, viveve ora a Milano, e che attività esercitava? La pittura|. A Milano incontro Giuseppoe Migneco, ne viene l’edizione di una incisione “dura” come si dice ed espressionistica. E rivedo Enzo che in arte si denomina Togo. Il quale fa di suo, e sperimentalmente al di là del figurato realistico. Di Togo, su Togo scrissi. Il tempo passa ancora, con Tommaso Romano qualche incontro, con Enzo (Togo) qualche notizia. Ma dicevo, l’esistenza è combinatoria. Riprendo i contatti con Tommaso Romano, attivissimo, un Social che dirige “Culturelite” è una riserva forestale di autori, notizie con radicale tendenza elitaria. Ma la sorpresa sta in altro, Romano è in amicizia con Enzo Migneco (Togo). E non si ferma la vicenda. Insieme pubblicano ora un libro. Da leggere e da vedere, poesie di Tommaso Romano, dipinti di Togo. Una determinazione fondamentale: la presenza, il valore sociale ed esistenziale dell’arte. Romano scrive con levità, la realtà naturale che guarda e descrive lo trae, mare, alberi, luoghi di memoria, tra malinconia, nostalgia, godimento, il sentimento del Tempo, del fluire serale del giorno non lo sospinge a negare la luce. Romano è un avversario della dimenticanza, ciò che ama lo vuole conservare, del resto adempie questa meta pure con un Museo personale, ed in Culturelite miriade di particelle remote tornano alla presenza. Nella Raccolta vi sono testi a riguardo di compiuta realizzazione espressiva e concettuale, questo impulso alla memoria, anche nel destino di sparizione personale, un testo “Avrò memoria”, da leggere, un coinvolgimento radicale nella sorte umana, la voglia di avvincere a sé la realtà pur sapendo che proprio colui che stringe la realtà si dissolverà. Ne faccio nome ma l’insieme dei testi espande malinconia vitalistica, tutto viene amato, da Romano, e salvato, anche se chi salva non salva sé. Togo, lo rileva giustificatamente Guido Oldani, fa da armonia consonante nella radicale dissonanza. Si sfoga, si colora, più lucentezza vi è la accresce, fuochi di artificio, giardini a fiori, la voglia di vivere in tavolozza, relazioni tra i colori, le forme senza determinazione ma per associazione cromatica e sinuosità che intersecano la felicità della circolazione corporea. E sorge una derivazione. L’arte è salute, salutare. Lo scrivo e lo scriverò, a proposito di Tommaso Romano e del libro che espone il suo Museo lo avevo rilevato: bisogna ridare POTENZA E PRESENZA all’Estetica. La manifestazione totalmente a Favore della vita è l’arte, se ne esce rincuorati. L’arte deve essere posta a base essenziale della educazione, riumanizziamo l’uomo, interiorizziamolo. Il rischio della nostra epoca non la presenza della tecnica ma la caduta dell’interiorità espressiva. Quando uno finisce di sfogliare, leggere e guardare “Nove per Nove”. Poesie di Tommaso Romano, dipinti di Togo, con uno scritto di Guido Oldani, il tutto a cura di Giovanni Azzaretto e Carlo Guidotti- Fondazione Thule Cultura. Edizione Ex Libris, volge il sentire all’antidoto più salutare che l’uomo concepì per amare la vita al di là dei rapporti diretti, l’arte. La vita della vita.