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Inchiesta Mondo Opposto – Imprenditore nel mirino “Finalmente siamo liberi”

di Redazione -





L’inchiesta “Mondo Opposto” che ha completamente disarticolato (termine tecnico ma che da l’esatta dimensione dell’accaduto) l’intera catena della famiglia di mafia niscemese, appartenente al mandamento di Gela, ha fatto tirare un sospiro di sollievo a chi viveva sotto il giogo di essa. Grazie agli arresti effettuati dai carabinieri, sotto il coordinamento dei magistrati della Dda di Caltanissetta i fratelli Elvis Lionti ed Emanuele Lionti, da tempo nel mirino dei clan mafiosi, vivono questi giorni di festa in maniera più serena. Anche se, quando il blitz è stato compiuto ed è venuta fuori la notizia che erano nel mirino dei clan e che dovevano esserne vittima, hanno avuto angoscia e ansia: “È una cosa che ti lascia dentro ansia – dice Emanuele Lionti, fratello di Elvis, l’imprenditore che il clan voleva eliminare, parlando al microfono di Video Regione – Quando hai la certezza che qualcuno voleva eliminare un tuo familiare, è qualcosa che ti devasta e devasta tutta la tua famiglia. Sono ormai 10 anni che per colpa loro non. Abbiamo serenità”. Emanuele Lionti, davanti ai microfoni, mostra tutta la tensione nel pensare a ciò che poteva succedere. È chiaramente scosso ma non per questo meno convinto di ciò che ha fatto e di ciò che vuole continuare a fare. Dieci anni fa, infatti, una denuncia presentata proprio da loro ha aperto una sorta di ‘fronte del coraggio’ a Niscemi.

Mondo opposto: la denuncia

Questo atto di denuncia era il motivo per cui Elvis Lionti era diventato l’obiettivo di un piano di morte orchestrato dal clan di Niscemi. Fortunatamente, grazie all’intervento dei carabinieri, il piano non è stato messo in atto. Non intimidazione ma la pianificazione di un vero e proprio omicidio efferato, da compiere. Emanuele ha parlato nella sede dell’associazione antiracket gelese, che lo aveva supportato nella denuncia dieci anni prima. “Proviamo angoscia ma non abbiamo mollato 10 anni fa e non abbiamo certo intenzione di mollare adesso”. Emanuele Lionti, dunque, ha ribadito anche subito dopo il blitz, subito dopo aver saputo che suo fratello doveva essere ucciso, che non c’è spazio – e non vuole trovarne – per tornare indietro. Sia lui che Elvis ritengono e sanno di aver compiuto un gesto importante. “Non permetteremo a queste persone di non farci lavorare, di costringerci. Io voglio essere libero; mio fratello vuole essere libero e ogni cittadino deve essere libero. Nessuno deve privare alcuno della libertà”. Non si pentono della denuncia e sentono lo Stato vicino, sia tramite le forze dell’ordine che attraverso la magistratura. “Dobbiamo essere. Liberi di vivere e non possiamo permettere che qualcuno ci tolga la libertà”, dice Emanuele Lionti. Sostenuto dall’Antiracket ‘Giordano’ di Gela e da quanti non vogliono fargli mancare aiuto concreto. “In questi dieci, difficili e complicati anni, lo Stato lo abbiamo sempre sentito dalla nostra parte e questo ci ha dato aiuto. Dobbiamo poter fare impresa senza che alcuno ce lo impedisca. Abbiamo trovato persone che ci stanno accanto che fanno sentire la loro vicinanza, che non c’hanno lasciato un solo attimo. Non siamo soli e lo abbiamo capito e vorremmo che lo capissero in tanti”. Salvino Legname, il presidente dell’associazione antiracket di Gela che ha sostenuto i Biondi, da giorni va dicendo che il suo desiderio è che l’esempio dei due fratelli si sparga per il territorio, come un seme che germini emulazione, che dia forza e convinca chi è restìo a denunciare. ‘Mondo opposto’, è stata una risposta fortissima dello Stato al malaffare che c’è nel Niscemese e nel Nisseno. E l’importanza di denunciare è la via giusta per combattere contro il racket e la criminalità. Non è facile in generale ed in alcune aree della Sicilia, le più martoriate da questo male infinito che è la morsa della criminalità organizzata sull’imprenditoria, ancora di più. Ma i fratelli Lionti, sono stati una risposta. E le parole spese nel dire che lo Stato non li ha lasciati soli, hanno un peso enorme e, forse, fondamentale.