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Medico aggredito: “Serve un Daspo per l’accesso alle cure”

di massimilianoadelfio -





Dopo l’ennesima aggressione al personale medico, sono arrivate le reazioni degli addetti ai lavori, che chiedono immediati interventi a protezione e a tutela dei medici e delle persone che lavorano nelle strutture ospedaliere e che ogni giorno rischiano le aggressioni. “Serve subito un Daspo che vieti anche l’accesso ai servizi sanitari gratuiti a chi aggredisce medici e personale sanitario, sul modello degli stadi ‘chi rompe paga e non entra più’. Le istituzioni agiscano in fretta perché prima o poi ci scapperà il morto, che piangeremo con una serie di comunicati di solidarietà e di ricordo del suo valore umano e professionale”. Queste le parole del presidente dell’Omceo di Palermo Toti Amato, componente del direttivo Fnomceo, sull’ultima aggressione avvenuta all’ospedale Cervello ai danni del primario di Endocrinologia oncologica, Alfredo Caputo, ferito alla testa con un tirapugni da un paziente e finito in sala operatoria. Il medico di 64 anni stava visitando in turno all’ospedale di Cervello, quando è stato aggredito nel pomeriggio di mercoledì da un paziente ed era stato colpito in faccia con un tirapugni. Secondo una prima ricostruzione il paziente, ora ricercato dalla polizia, avrebbe tirato fuori dalla tasca una “cazzottiera” e avrebbe colpito il medico alla testa causandogli numerose ferite.
“Pensavamo l’avesse accoltellato, aveva il camice pieno di sangue”, raccontano i testimoni. Dopo l’episodio il paziente è fuggito e in qualche minuto sono intervenuti gli agenti del commissariato San Lorenzo e della squadra mobile che hanno ascoltato i testimoni e acquisito sia le immagini riprese da alcune telecamere che la cartella clinica del paziente.
“Gli ospedali sono ormai teatro di aggressioni quotidiane – ha proseguito il presidente Amato -. Si tratta di un’emergenza sociale nazionale grave e la risposta deve essere durissima e chiara. Chi aggredisce un medico o una struttura deve sapere che danneggia sé stesso e gli altri perché la sanità pubblica è un bene sociale che appartiene a tutti”. “Come ordine dei medici non ci resta che essere vicinissimi al collega Alfredo e continuare a fare la nostra parte supportandolo sul piano legale e costituendoci parte civile. Ma è chiaro, non basta”.