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Ambiente

Sit-in di protesta della Marineria di Sciacca davanti alla sede dell’ARS. Chiesto lo stato di calamità naturale per la crisi del settore

di Francesca Gallo -





Gli operatori della Marineria di Sciacca (Agrigento) al collasso per il perdurare di una situazione divenuta drammatica a causa della mancanza di pesce nel Canale di Sicilia, stamani sono scesi in piazza con un sit-in di protesta concentrato davanti alla sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, a Palermo, per sollecitare le istituzioni ad affrontare con urgenza quella che ormai è una vera e propria emergenza sociale ed economica e che come tale necessita di interventi immediati e non più rinviabili, a cominciare dalla dichiarazione urgente dello stato di crisi del comparto pesca, con relativa richiesta di attivazione di calamità naturale, prevedendo ristori concreti e rapidi per i lavoratori del settore e le rispettive aziende, le cooperative e le associazioni regolarmente costituite che interessano la filiera.
In un documento, sottoscritto dal sindaco Fabio Termine, dal presidente del Consiglio Comunale, dal presidente della commissione consiliare attività produttive, dai responsabili delle tre cooperative della pesca e dalla Confcommercio di Agrigento, in rappresentanza dell’Associazione Commercianti Ittici, viene descritto e rappresentato il quadro drammatico in cui versa la Marineria di Sciacca, storicamente uno dei porti più importanti del Mediterraneo, per il quale la pesca ne rappresenta da decenni l’anima produttiva, culturale e sociale.
La crisi in atto – si legge nel documento posto all’attenzione del Governo Regionale – non investe esclusivamente la flotta locale ma una intera filiera del pesce: un intero territorio a rischio e con esso migliaia di nuclei familiari che vivono di pesca. I numeri aggiornati ci aiutano a capire la portata del comparto e quel che rappresenta per l’economia della città: novantacinque barche di grande pesca ed altre trenta di piccola pesca oggi compongono la flotta peschereccia saccense. A testimonianza della drammaticità della crisi in atto, per più della metà di queste sono state, ad oggi, ufficialmente presentate specifiche istanze di demolizione. Industrie ittico conserviere, attività di commercio del pescato, attività di ristorazione si aggiungono ad un ambito economico nel quale orbitano un migliaio di nuclei familiari, con un indotto diretto di circa 20 milioni di euro ed indiretto che supera i 50 milioni di euro annui per la città. Numeri rilevanti per un comparto che oggi si trova a vivere una crisi senza precedenti che rischia di cancellare un patrimonio di saperi, lavoro e identità e di mettere in ginocchio l’intera economia locale.
Tra le richieste inoltrate dagli operatori della Marineria di Sciacca, l’attivazione di un “Tavolo di confronto sulla crisi della pesca e relativa filiera” che consenta di porre la problematica al centro dell’agenda politica di ogni istituzione competente in materia, di ogni grado e livello, richiamata ad affrontare con urgenza la vertenza. Un provvedimento che consentirebbe di coordinare al meglio le diverse iniziative, tecniche e politiche, che le istituzioni competenti dovranno mettere in campo, rafforzando l’asse tra Comuni, Governo Regionale, Governo Nazionale e relative rappresentanza parlamentari di ogni grado e livello nel dialogo decisivo, in termini di norme e provvedimenti, con il Consiglio Europeo e la Commissione Europea.
Uno dei fattori scatenanti la drammatica crisi del settore è rappresentato dal perdurante e grave fenomeno di carenza di pesce, con particolare riferimento ad alcune tipologie specifiche, quali il gambero rosa e il pesce azzurro (alici e sarde) ma anche del cosiddetto “pesce bianco” (merluzzi, triglie…) e mollame (polpi totani calamari) che sta particolarmente interessando l’attività della flotta locale e più in generale il canale di Sicilia. Un fenomeno prolungato e gravissimo che si protrae ormai da oltre un anno e che nelle ultime settimane sembra si sia ulteriormente aggravando, determinando una vera e propria emergenza sociale ed economica.
Quello della filiera del pescato è un settore che comprende pescatori, commercianti, imprese di trasformazione e conservazione, operatori della logistica e attività di ristorazione. Un vero ecosistema economico e sociale che sostiene migliaia di posti di lavoro e garantisce la continuità di un patrimonio gastronomico e culturale strategico per il nostro territorio – evidenziano i firmatari del documento – e per salvaguardare la sopravvivenza delle aziende operanti in questo contesto e garantire loro un futuro è indispensabile attuare un pacchetto di misure urgenti e strutturali di carattere normativo e fiscale che risponda alle esigenze concrete di tutte le realtà coinvolte. Servono azioni che non solo risponderebbero all’emergenza attuale, ma costituirebbero un investimento di lungo periodo per garantire sostenibilità economica, competitività e continuità operativa a una filiera che rappresenta un pilastro identitario ed economico per le comunità costiere e per l’intero sistema agroalimentare regionale.
La delegazione saccense, composta dal Sindaco Fabio Termine, dagli assessori Francesco Dimino e Agnese Sinagra, dal consigliere comunale Calogero Bono, da Giuseppe Catanzaro, presidente della Commissione Attività Produttive e da Alessandro Grassadonio, in qualità sia di consigliere comunale e provinciale, alla presenza di gran parte dei parlamentari della provincia di Agrigento (gli onorevoli Michele Catanzaro, Carmelo Pace, Margherita La Rocca Ruvolo e Angelo Cambiano), ha proceduto a consegnare il documento all’assessore regionale Agricoltura e pesca mediterranea, Luca Sammartino, che dal canto suo si è impegnato a reperire fondi per assicurare compensi già a partire dal prossimo assestamento di bilancio previsto per dicembre.