Lobby e interessi, all’Ars un ddl per tracciare le decisioni di governo e burocrazia
La Sicilia prova a darsi una una regolamentazione per restituire qualità all’attività politica e trasparenza all’azione amministrativa del governo regionale e della burocrazia con l’introduzione del registro pubblico dei rappresentanti di interessi.
L’Ars prova a dare qualità all’attività politica e trasparenza alla formazione della decisione pubblica con un ddl che regolamenta le lobby in Sicilia, al pari di quelle già presenti in Lombardia, Lazio, Toscana, Puglia, Abruzzo e Molise.
Un registro pubblico per rendere trasparente l’interlocuzione sugli interessi particolari rappresentati da gruppi, organizzazioni, enti, società, associazioni e comitati nella costruzione del processo decisionale politico e amministrativo del governo, anche attraverso gli uffici di diretta collaborazione e dei dipartimenti regionali.
E’ obiettivo che Santo Primavera, deputato regionale del gruppo Misto, intende perseguire con la proposta di regolamentazione delle lobby in Sicilia.
Un ddl ambizioso quello di Primavera e che porta la firma dell’ex presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, anch’egli del gruppo Misto, del forzista Gaspare Vitrano e dell’autonomista Giuseppe Geremia Lombardo.
Chiarisce Primavera che: “Con la proposta proviamo a far emergere in maniera trasparente gli interessi legittimi dei corpi sociali nella costruzione degli atti amministrativi regolamentari di impatto e per raggiungere tale obiettivo i soggetti che interagiscono con gli uffici degli assessorati regionali devono essere censiti”.
E per rendere trasparente l’interlocuzione sugli interessi particolari attraverso la regolamentazione dei rapporti con il decisore pubblico, la proposta di legge prevede l’istituzione, presso la Segreteria Generale della Presidenza della Regione siciliana, del registro pubblico dove dovranno accreditarsi i rappresentanti degli interessi, nel rispetto di precisi requisiti e di specifiche informazioni da fornire in sede di iscrizione e un codice di condotta contenente regole e principi che gli iscritti al registro dovranno osservare pena l’applicazione del sistema sanzionatorio.
Primavera chiarisce che: “Si tratta di una norma di civiltà che mira a contrastare il clientelismo affaristico che ha caratterizzato negli ultimi anni l’azione politica di certa deputazione qualunquista ed opera a tutela degli uffici assessoriali, sgravandoli di responsabilità nel momento in cui la partecipazione del portatore d’interessi è tracciata ancor prima dell’avvio dell’incontro finalizzato a fornire il contributo di informazioni e contenuti tecnici per la formazione della decisione pubblica”.
Il ddl supera le criticità che nella scorsa legislatura non avevano permesso all’Ars di varare un testo simile. Ad arenare l’iter di approvazione una norma che prevedeva l’applicazione della disciplina anche al parlamento siciliano, sulla falsariga di quanto previsto a livello nazionale,
dove dal 2022 è disciplinata l’attività di lobbying. Come spiega Primavera nella relazione di accompagnamento al disegno di legge: “all’Ars la partecipazione dei portatori d’interesse è disciplinata dallo Statuto siciliano e dal regolamento assembleare che prevede l’interlocuzione-partecipazione dei corpi sociali presso le Commissioni in sede di istruttoria legislativa”.
In una Sicilia complicata e complessa, alla continua ricerca di un affrancamento dalla criminalità organizzata di tipo mafioso interessata a mettere le mani sulla gestione degli ingenti finanziamenti pubblici e da certe forme di corruttele, una consultazione trasparente, che fa emergere “chi difende cosa”, riduce il rischio di scivolare nella mediazione illecita che configura il reato di traffico di influenze illecite di cui all’articolo 346 bis del Codice Penale, introdotto con L. 190 del 2012 (cd. Legge Severino). Reato che si consuma proprio quando, di fronte a iter burocratici nell’ambito della pubblica amministrazione, un soggetto o più soggetti sfruttano conoscenze influenti in tale ambito al fine di ottenere favori e agevolazioni.
L’argomento sul quale l’Ars si misurerà nelle prossime settimane resta spinoso perché a livello nazionale a partire dal 25 agosto 2024 (riforma Nordio) il Legislatore ha ridimensionato l’applicazione dell’articolo 346 bis del Codice Penale, riguardante il traffico di influenze illecite. La nuova legge, n. 114 del 2024, ha stabilito che, per configurare il reato, le relazioni tra il mediatore e il pubblico ufficiale devono essere effettivamente utilizzate e non solo vantate, oltre a dover essere reali e non semplicemente asserite. Tuttavia, la Commissione europea ha osservato che questa riduzione dell’ambito di applicazione dovrebbe essere bilanciata con norme più severe sulla regolamentazione delle lobby. La partita sul traffico di influenze illecite. Resta aperta mentre la Sicilia cerca di agganciarsi al treno della legalizzazione del rapporto tra gruppi di pressione e Pubblica Amministrazione regionale.