L’Isola minacciata dal clima: “È a rischio desertificazione”
In un contesto globale dove il cambiamento climatico si manifesta con segnali sempre più allarmanti, la Sicilia emerge come una delle regioni più vulnerabili. Secondo le ultime analisi condotte dal Centro Studi per il Cambiamento Climatico, promosso da Greenway Group ed Ecogest, il 70% del territorio siciliano è a rischio desertificazione, un dato che pone l’isola in prima linea nella battaglia contro gli effetti devastanti di questo fenomeno. Valerio Molinari, presidente del CSCC e azionista di riferimento di Ecogest, sottolinea l’importanza cruciale della ricerca e dell’innovazione per fronteggiare le sfide poste dal cambiamento climatico: “Il nostro studio ha lo scopo di fornire dati utili a orientare le future scelte infrastrutturali e manutentive, ma anche di dare il giusto peso alle conseguenze di un fenomeno progressivo ed inarrestabile quale il cambiamento climatico.
In Sicilia, il progressivo processo di riscaldamento è tra i più evidenti, rischiando la desertificazione del 70% del suo territorio. È necessario passare dalla diagnosi alla cura in maniera rapida, affidandosi all’innovazione scientifica e tecnica”. L’analisi del CSCC evidenzia una situazione preoccupante nell’isola. Per quanto riguarda gli eventi estremi, nella Sicilia orientale sono 44 gli episodi gravi, tra cui 21 alluvioni e 9 casi di danni alle infrastrutture dovuti alle piogge torrenziali. A Palermo 11 alluvioni dovute a piogge torrenziali. Sulla costa agrigentina, 42 eventi, di cui 32 ad Agrigento, con 15 casi di allagamenti dovuti a piogge intense e 4 casi di esondazione di fiumi a Sciacca. Inoltre, eventi estremi come i tornado, saranno sempre più frequenti a causa della posizione della Sicilia stretta tra i fronti atmosferici africani ed europei in continuo e costante contatto. Durante i periodi di caldo molto prolungati, l’evaporazione dal mare aumenta e l’acqua si condensa nell’atmosfera, dove prima o poi precipita, dando vita ai fenomeni conosciuti come “bombe d’acqua”. Desta preoccupazione anche l’innalzamento del livello del mare nella regione, che ha raggiunto circa +2,8 mm all’anno dagli anni ’90 e ha contribuito all’erosione delle coste. Il trend previsto per il periodo 2021-2050 indica un aumento generale della temperatura superficiale per le acque marino-costiere della Sicilia compreso tra 1,2°C e 1,3°C e il significativo innalzamento del livello del mare di circa 7cm. Per quanto riguarda il dissesto idrogeologico, la Sicilia è caratterizzata da circa 394,6 km2 classificati come zone a pericolosità da frana elevata e molto elevata, pari all’1,5% della superficie totale dell’isola. Il numero di comuni interessati dal rischio frana e dal rischio idraulico moderato supera il 90% del totale (360 su 390 comuni siciliani) che equivale a circa 747,5 km2 di superficie. La manutenzione delle infrastrutture emerge come un punto critico nella lotta contro gli effetti del cambiamento climatico. “Le soluzioni esistono e sono molteplici – continua Molinari-. Innanzitutto, è fondamentale pianificare e rimodulare la manutenzione, supportandola attraverso l’uso di telecamere online, stazioni meteorologiche, sensori di carico stradale e sistemi telematici avanzati. È importante anche la scelta di nuovi impianti a verde, che influiscono sullo stato di conservazione delle infrastrutture stradali e autostradali”. L’approccio proposto mira non solo a rendere le infrastrutture più resilienti agli effetti del cambiamento climatico, ma anche a promuovere un’azione ambientale più ampia attraverso la scelta di piante ed alberi autoctoni e l’applicazione di nuove tecnologie per la manutenzione del verde. La Sicilia si trova dunque a un bivio, dove la risposta alla crisi climatica richiede un impegno collettivo e soluzioni innovative. Solo attraverso un’azione concreta e coordinata sarà possibile mitigare gli effetti del cambiamento climatico e proteggere il ricco patrimonio naturale e culturale dell’isola per le future generazioni.