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Politica

L’INTERVISTA – Alfio Mannino: “Senza una strategia per i giovani resta solo la fuga al Nord”

di Redazione -





di LUCA BONINA
Lo spopolamento assume i connotati di una vera e propria emergenza soprattutto nelle aree interne della Sicilia. “Se non si attiva tutta la filiera dello sviluppo, da quella dedicata all’istruzione e all’inserimento lavorativo a quella più generale che interessa l’infrastrutturazione, l’abbandono di interi territori rischia di diventare un fenomeno irreversibile”. Il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino categorico parlando della questione con L’Identità. “Ho avuto modo di ascoltare tanti giovani, tanti docenti e associazioni. Alcuni li ho raggiunti in video-collegamento nel nord Italia e tutti mi parlano di opportunità che la Sicilia non può attualmente offrire, per cui si fugge perché manca il lavoro e la possibilità di costruirsi un futuro, dopo aver completato gli studi. Non è semplice in Sicilia, senza parlare poi dei Comuni montani che si vanno sempre più spopolando. A ottobre ci siamo recati a Roma per manifestare pubblicamente e chiedere l’attuazione dei principi costituzionali, a partire da quel diritto al lavoro che, in Sicilia non viene garantito”.

Perché non verrebbe garantito?
“A dispetto di un dettato costituzionale che parla di salario giusto e dignitoso, in Sicilia oltre 400 mila lavoratori hanno salari sotto la soglia della povertà, meno di 9 euro l’ora. Si aggiungono poi altri elementi che contribuiscono a rendere vulnerabile la situazione di chi lavora, a partire dai contratti non standard. A conti fatti i lavoratori siciliani hanno una media salariale del 30 per cento in meno rispetto ai lavoratori del resto del Paese. Queste difficoltà determinano un’emorragia costante che coinvolge circa 50 mila persone l’anno, la metà dei quali giovani”.

Quindi è il lavoro l’unico motivo che porta i giovani a lasciare l’isola.
“Soprattutto ma non solo. Mancano anche tutti i servizi dedicati alla formazione. In una regione dove la dispersione scolastica raddoppia rispetto alla media nazionale il governo sceglie di chiudere più di cento scuole. Una decisione scellerata che inciderà pesantemente sulle aree interne e su un popolo martoriato da mille difficoltà. Il governo regionale tace di fronte a misure capestro come l’autonomia differenziata o come l’accentramento presso la presidenza del Consiglio delle Zes, che col Decreto Sud diventa una per tutto il Mezzogiorno, perdendo per strada le specificità. Inoltre il governo nazionale scippa risorse al Sud e non ha una strategia di sviluppo del Mezzogiorno. Le strategie nazionali per le aree interne sono in forte ritardo. Qualche mese fa abbiamo organizzato un convegno a Troina perché per posizione è una sorta di emblema delle zone interne in una provincia che, secondo i dati Eurostat nel 2021, ha avuto un calo di popolazione del 10 per cento. Sono andaamenti demografici che hanno le caratteristiche dell’esodo di massa e che accomunano molte aree dell’entroterra siculo. C’è la denatalità ma anche l’emigrazione, fenomeno che vede l’Isola al terzo posto nella classifica generale delle 20 regioni italiane”.

Desertificazione demografica irreversibile o c’è ancora speranza?
“Se ci sono speranze non lo so. Noi ci stiamo provando. La manifestazione romana dello scorso ottobre è stata un successo in termini di partecipazioni e visibilità. Abbiamo fatto sentire la nostra voce ma non basta. Serve un intervento politico forte e compatto. Contemporaneamente ci vogliono una sanità pubblica che funzioni, le scuole, politiche di sviluppo coerenti con le vocazioni territoriali e al passo con i tempi. Occorre sconfiggere la rassegnazione che fa da corollario a tanti mancati investimenti, a tante opportunità perdute. E per questo ci vuole una classe dirigente all’altezza. Noi continueremo a chiedere interventi concreti a cominciare dal diritto al lavoro stabile, superando ogni forma di precarietà e sfruttamento. Per la Sicilia la Cgil chiede un piano straordinario di assunzione di 30 mila giovani nella pubblica amministrazione e di delineare un nuovo modello di sviluppo sfruttando le opportunità offerte dal Pnrr. Sollecitiamo misure per il diritto alla salute e per il diritto all’istruzione, nuove politiche energetiche e dell’industria inquadrate nei processi incalzanti di transizione ecologica. Le nostre proposte riguardano tutti i settori produttivi e il welfare e mettono sempre al primo posto la tutela dei soggetti più fragili. Chiediamo di essere ascoltati dal governo nazionale e da quello regionale, chiediamo ai lavoratori e alle lavoratrici, ai siciliani tutti, di rendersi protagonisti di questa stagione di lotta che riguarda il futuro di tutti noi”.