Le terre dei fuochi in Sicilia: rifiuti bruciati a Licata e Gela
di JERRY ITALIA – Il rosso vivo delle fiamme ha colorato nel fine settimana due siti per lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti tra Licata e Gela. In entrambi i casi c’è l’ombra della matrice dolosa. Il primo incendio sabato sera intorno alle 20 ha colpito il deposito Omnia, a Licata. Il deposito posizionato sulla Statale 115 e su contrada Piano Bugiades, nonostante sia chiuso da tempo e già oggetto di un provvedimento di sequestro negli anni passati, contiene ancora enormi quantità di rifiuti. Sul posto hanno lavorato le squadre dei Vigili del Fuoco e la Polizia di Stato, impegnata a regolare la viabilità. Lo svincolo per la SS 115 è stato chiuso la transito veicolare per diverse ore. La Protezione civile comunale ha diramato un’allerta perché i cittadini tengano chiuse le finestre fintanto che dall’area del rogo si continuano ad alzare alte nubi di fumo acre.
Le operazioni di spegnimento si sono protratte anche nella giornata di lunedì con l’intervento di pale meccaniche e altri cingolati per separare i cumuli ancora incandescenti e per provvedere al loro spegnimento con acqua e schiuma. Rimane alta tuttavia la preoccupazione per i fumi tossici sprigionati dalla combustione dei rifiuti. Un’enorme nuvola di fumo nero, infatti, ha sovrastato Licata dalla scorsa notte e si temono esposizioni a fumi tossici. La nube è visibile anche da fuori città. Le zone più esposte al pericolo di contaminazione sono quelle di Mollarella, Piano Cannelle, Bugiades e via Palma. Lunedì il Prefetto di Agrigento ha convocato un vertice. Allo studio di forze dell’ordine, Comune e protezione civile le soluzioni per evitare il disastro ambientale. “L’incendio è stato spento – dice il sindaco Angelo Balsamo – il problema in questo momento sono i focolai che si riaccendono a causa del vento sugli enormi cumuli di rifiuti inceneriti. Il lavoro che si sta facendo in questo momento è quello di ridurre i blocchi di cenere in modo da controllarli in maniera più semplice. Il vento ha alimentato il fumo tossico nella zona di contrada Bugiades, anche per questo ho ritenuto di disporre in via precauzionale la chiusura delle scuole”.
Balsamo aggiunge: “Il peggio dovrebbe essere passato perché’ il capannone di amianto poco distante ormai è al sicuro e non sarà raggiunto dalle fiamme. Il mio ringraziamento va alle forze dell’ordine, ai vigili del fuoco, alla forestale e ai numerosi privati che sono intervenuti con le autobotti per limitare i danni. Origine dolosa? Non lo so – risponde Balsamo – non è escluso, se ne stanno occupando con grande solerzia le forze dell’ordine. A me interessa l’aspetto legato alla salute pubblica per il quale sto lavorando senza sosta da un giorno e mezzo”. Da Licata a Gela, stesso scenario, anche se fortunatamente molto più contenuto: domenica notte le fiamme si sono levate nell’impianto di compostaggio di rifiuti di Contrada Brucazzi, gestito dall’Ato Ambiente Cl2, al centro da settimane di polemiche tra Ato ed Srr sui tempi biblici della sua messa in liquidazione. Per l’impianto che avrebbe dovuto riaprire i cancelli questa mattina, dopo un lungo periodo di sequestro giudiziario, è il secondo attentato incendiario nel giro di una decina di giorni. Nelle ultime settimane tra l’altro lo stesso impianto era stato oggetto dell’attenzione dei ladri di rame che, in più occasioni hanno portato via centinaia di metri di cavi, compromettendo l’utilizzo dei macchinari. Ieri notte l’ennesimo tentativo immortalato dalle telecamere di sorveglianza della struttura e stroncato sul nascere dall’intervento dei vigilantes dell’Etna Police che hanno messo in fuga i malintenzionati, prima che le fiamme si propagassero. Appena qualche giorno prima invece un rogo più serio aveva parzialmente distrutto il trituratore principale dell’impianto mettendolo completamente fuori uso. Senza quel macchinario che di fatto tritura e miscela organico e sfalci, difficilmente l’impianto potrà andare a regime in breve tempo. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco e le pattuglie dei Carabinieri del Noe.