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Le colpe del crac: rispondono i sindaci di Taormina e Noto

di Redazione -





Taormina e Noto sono le città non capoluogo regine siciliane del turismo di massa ma cenerentole in fatto di conti in ordine. Entrambi i Comuni versano infatti in stato di dissesto finanziario. I due sindaci, da poco insediati, Cateno De Luca e Corrado Figura, hanno posto il riordino in cima alle priorità. Ma come si è arrivati a tale condizione e cosa stanno facendo per risalire la china?
DE LUCA. “Il Comune di Taormina è in dissesto perché c’è una percentuale di evasione di circa il 75% che investe tutti i tributi principali come acqua, spazzatura, Imu e occupazione del suolo pubblico. Da un lato la tassa di soggiorno e dall’altro una classe politica che ha consentito a tante lobbies di sfruttare quelli che sono i tesori di Taormina senza dare nulla alla comunità. Quindi questi due fattori hanno portato al dissesto. Si è mangiato su tutto. Un sistema Taormina che per trent’anni è riuscito a far saltare bilanci accumulando anche debiti e contenziosi, alcuni anche facilmente evitabili ma purtroppo anche le lobbies dei contenziosi andavano alimentate. Questo è quanto ho trovato, però la ricetta De Luca l’abbiamo applicata, abbiamo approvato il “salva Taormina” il 31 luglio scorso e posso dire che entro giugno prossimo usciremo dal dissesto. È stata necessaria molta determinazione da parte mia. Arrivato a Taormina, ho visto un guasto ma non trovavo la polizia municipale sul posto. Ho telefonato per sollecitare l’intervento degli agenti mentre sono rimasto accanto all’impresa che stava eseguendo dei lavori in strada. Forse questo può essere il motivo per cui mi chiamano ‘sindaco sceriffo’. Sono una persona che pretende che le cose si facciano bene e con una certa logica perché non è possibile che in pieno centro, in un asse viario principale, ci sia un guasto e non c’è nessuno della polizia municipale. Il mio segreto è girare. Questa è stata una prassi che ho osservato ovunque, anche quando a Messina facevo i blitz notturni contro gli sporcaccioni. A Taormina ho iniziato con la mia cesoia a tagliare l’acqua ai morosi, perché esiste l’evasione dei ricchi, di persone benestanti che però preferiscono non pagare quanto a loro richiesto per i servizi essenziali. Noi contrastiamo l’evasione semplicemente applicando la legge e tenga conto che nel giro di tre mesi le entrate del servizio idrico sono aumentate dell’800 per cento rispetto agli ultimi cinque anni. Certo ho dovuto iniziare a staccare l’acqua in questo lussuoso ambiente, però ci siamo riusciti”.

Da Taormina a Noto
FIGURA. “Ho ereditato un Comune in dissesto perché mi sono insediato ad ottobre del 2021 quando l’ente non aveva gli strumenti finanziari in regola ed è stato dichiarato in dissesto dopo la determinazione del bilancio consuntivo 2020 con un disavanzo di amministrazione di oltre 72 milioni di euro. Tutto questo a causa di una cattiva gestione amministrativa. Al contrario di come hanno scritto alcuni giornali, il dissesto a Noto non è mai stato evitabile. Esso viene calcolato sulla base di normative di legge che stabiliscono se un Comune è in dissesto oppure no. In questo caso il disavanzo ha determinato il fallimento del Comune nel 2020. Capisce bene che io in quell’anno non c’ero. Non solo, le dico di più: non soltanto dalla massa passiva sono stati determinati oltre 35 milioni per fornitori non pagati, ma ci sono oltre 32 milioni di euro di mutui accesi con la Cassa depositi e prestiti nel 2020 e ad agosto 2021, mutui che, essendo stati destinati a finalità diverse, adesso lo Stato ne sta chiedendo la restituzione attraverso un prelievo forzoso sull’Imu che pagano i cittadini.
“Per Noto, come per Taormina, il turismo è fondamentale, però le debbo dire che grazie a questo lavoro che stiamo portando avanti senza sosta siamo riusciti a far diventare Noto, nel 2023, destinazione dell’anno. Questo grazie anche ad un’azione certosina, meticolosa e attenta che determina una maggiore attenzione per le attività di promozione e di valorizzazione degli eventi, anche religiosi, che si svolgono ogni anno nel territorio netino. Utilizziamo la tassa di soggiorno e su questo vorrei ribadire che non siamo stati costretti noi, come amministrazione, ad aumentarla per fare cassa così come potrebbe sembrare. Abbiamo soltanto applicato un obbligo imposto dalla legge: nel caso in cui il Comune viene dichiarato in dissesto, deve obbligatoriamente portare le aliquote al massimo. Tutto questo, ripeto, è stato causato da una cattiva amministrazione nel 2020. Adesso siamo comunque fiduciosi perché stiamo lavorando per ritornare ad un bilancio stabilmente riequilibrato e siamo convinti che nel 2025 porteremo il Comune di nuovo in bonis”.