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Agricoltura

Le acque reflue per combattere la siccità in Sicilia

di Alessandro Fragalà -





Qualche anno fa una pellicola di Paolo Virzì mostrava un futuro distopico con una Roma in emergenza per la il prosciugamento del Tevere dovuto alla mancanza di piogge da ben tre anni.
Il film, tecnicamente di fantascienza, si chiamava “Siccità”. Un termine che, nelle ultime settimane, tiene banco in Sicilia.
Il paragone con il film, ovviamente, è volutamente esagerato, ma il problema in Sicilia c’è ed è molto sentito soprattutto per chi si occupa e vive di agricoltura.
Piove sempre meno e la questione degli agrumi di piccolo taglio è solo una delle conseguenze della siccità (in questo caso non si può che utilizzare questo termine) che ha colpito la nostra regione. Nonostante non abbia mezzi divini per provocare l’arrivo della pioggia, tocca alla politica riuscire a risolvere il problema.
In questo senso si è mosso l’assessorato regionale all’energia guidato dall’autonomista Roberto Di Mauro, coadiuvato in questo caso dal lavoro del consulente, a titolo gratuito, Giuseppe Compagnone. Se l’acqua non arriva dal cielo bisogna provare a utilizzare, anzi a riutilizzare quella che già c’è. L’idea, dunque, è di riutilizzare le acque depurate in agricoltura, cosi come nell’industria, per usi civili e ambientali.
Una scelta, nel segno dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale, che potrebbe costituire una soluzione concreta alla scarsità di risorse idriche che sta mettendo in ginocchio le campagne siciliane.
È questo l’obiettivo del decreto sul riutilizzo dell’acque reflue che, in linea con la più recente legislazione europea e con la legge regionale numero 4 del 22 marzo 2022, amplia e disciplina le possibilità di impiego di questa risorsa secondo parametri di qualità e precisi standard di riferimento per ciascun ambito di riuso.
“Si tratta – spiega Giuseppe Compagnone – di un atto normativo che definisce per la prima volta a livello europeo i requisiti minimi per l’utilizzo delle acque cosiddette di recupero, ossia le acque reflue urbane trattate e poi affinate, per scopi agricoli, in modo sicuro, proteggendo la salute delle persone e l’ambiente.
Attraverso il predetto regolamento, l’Unione Europea pone dunque l’obiettivo di migliorare la capacità di reazione di fronte alle crescenti pressioni sulle risorse idriche attraverso un più ampio riutilizzo delle acque reflue trattate, limitando l’estrazione dai corpi idrici superficiali e sotterranei, riducendo l’impatto degli scarichi di acque reflue trattate nei corpi idrici, favorendo il risparmio idrico mediante l’utilizzo multiplo delle acque reflue urbane e garantendo nel contempo un elevato livello di protezione dell’ambiente e della salute umana”.
La Sicilia è tra le prime regioni in Italia a recepire la direttiva Ue in materia, anticipando anche la legislazione nazionale ancora ferma al 2003, e programmando così una risposta efficace al tema della sicurezza dell’approvvigionamento idrico.
Si tratta, dunque, di un provvedimento innovativo, frutto di un anno lavoro congiunto con le università siciliane, le Ati (Assemblee territoriali idriche), i gestori del servizio idrico, Autorità di bacino, Arpa e Asl, che presenta enormi potenzialità se è vero che al momento nella regione la totalità delle acque depurate viene scaricata in natura, quindi a mare o nei fiumi, e che il suo recupero potrebbe realmente segnare una svolta epocale.
Il decreto, in particolare, disciplina l’iter autorizzatorio e fissa parametri precisi per ogni utilizzo cui andrebbe destinata l’acqua: l’Arpa, unitamente alle Asp, garantirà la conformità per il fine specifico.
La produzione, lo stoccaggio, la distribuzione e l’utilizzo di quelle che in gergo vengono definite “acque affinate” saranno oggetto di un piano di gestione dei rischi che definisce i confini e le relative misure di prevenzione e individua in maniera univoca i ruoli e le responsabilità delle parti coinvolte e degli utilizzatori finali.
Sarà, infine, il dipartimento regionale dell’Acqua e dei rifiuti ad approvare il piano di gestione dei rischi e autorizzare il riuso, acquisiti i pareri da parte di Arpa Sicilia, della Asp competente per territorio e dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia.