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L’allarme di “Ossigeno per l’informazione”: oltre 7mila giornalisti minacciati

di Redazione -





L’Italia è il Paese con il maggior numero di giornalisti minacciati. L’associazione “Ossigeno per l’informazione” ne ha conteggiati oltre settemila dal 2006 fino ad oggi. Da gennaio a dicembre del 2023 sono stati rilevati 185 episodi di intimidazioni e minacce nei confronti di 500 operatori dei media (giornalisti, blogger, video-operatori), di cui il 24% è costituito da donne, colpite per il 10% da minacce di genere. Si tratta di numeri che non trovano riscontro in alcun altro Paese rivelando come la libertà di informazione resti una questione aperta: numeri peraltro non completi perché tanti giornalisti hanno taciuto le violenze e gli abusi subiti per timore di ulteriori ritorsioni come di essere isolati e per scarsa fiducia nelle istituzioni. Ma c’è un secondo motivo legato al fatto che nel 2023 l’Osservatorio ha operato con minori risorse e impiegando quindi meno osservatori.
Se tuttavia calano i rilevamenti non significa che i reati siano inferiori, giacché i numeri potrebbero essere invece maggiori di quelli denunciati soprattutto in Sicilia, la seconda regione con più minacce dopo il Lazio. A Palermo, nella notte tra l’11 e il 12 settembre 2023, la facciata esterna dell’edificio in cui ha sede il Giornale di Sicilia è stata imbrattata con vernice rossa e scritte contro i giornalisti del tipo “Questo non è giornalismo ma pornografia del dolore!” e “Giornalisti violenti”. Gli autori dell’atto vandalico non avrebbero gradito gli articoli che il quotidiano aveva dedicato ai casi di abusi avvenuti a Caivano.
Qualche giorno prima sempre a Palermo il giornalista Elian Lo Pipero era stato aggredito e colpito con un pugno al volto da un uomo davanti all’ospedale Villa Sofia. All’origine dell’aggressione il rifiuto del giornalista di cancellare dal web un articolo con il quale quella stessa mattina il suo giornale, “PalermoLive”, aveva riferito la morte in ospedale di una donna di 28 anni, incinta di sei mesi.
Ad Enna una giornalista, Pierelisa Rizzo, è stata più volte querelata da un sacerdote, don Giuseppe Rugolo, sotto processo a porte chiuse per violenza sessuale aggravata a danno di minori. La Rizzo è stata accusata di pubblicazione arbitraria di atti di un processo penale e diffamazione a mezzo stampa. La Procura di Enna aveva chiesto l’archiviazione ritenendo l’accusa infondata, sia per la sussistenza del diritto di cronaca sia perché le frasi contestate erano contenute in un provvedimento di custodia cautelare già noto alle parti. “Il problema di questo processo è proprio la stampa – ha commentato ad Ossigeno Pierelisa Rizzo -. Trincerandosi dietro il fatto che il processo si celebra a porte chiuse, hanno provato in tutti i modi e varie volte a fare tacere noi giornalisti. Credo che la rilevanza pubblica di questi fatti, in una città nella quale padre Rugolo ha occupato un posto di rilievo con le sue attività, non può e non deve farci tacere”.
Questi sono solo alcuni episodi registrati in Sicilia degli oltre 50 denunciati ad Ossigeno nel 2023 da giornalisti che subiscono per la maggior parte semplici avvertimenti verbali. In certi casi si passa alle azioni legali ma non mancano anche le aggressioni ed i danneggiamenti a beni privati. Sarebbero tali intimidazioni ad imbavagliare il diritto di cronaca e vanificare l’articolo 21 della Costituzione. Presidente dell’associazione Articolo 21 dal 2017 è il giornalista Paolo Borrometi che commenta così i dati diffusi da Ossigeno: “Il mestiere del giornalista parte proprio dall’articolo 21 – dice a L’Identità il condirettore dell’Agi -. La politica non si rende conto di quanto sia importante il nostro lavoro: che non svolgiamo solo bene per guadagnarci lo stipendio ma soprattutto perché è dovere del giornalista applicare l’articolo 21 inteso come diritto dei cittadini ad essere informati. Noi dobbiamo garantire agli italiani la corretta informazione sulla quale potranno poi scegliere da che parte stare. Oggi fare il giornalista è sempre più complicato perché purtroppo le cosiddette leggi bavaglio sono state proposte da qualsiasi colore politico. Non si riesce ancora a comprendere a pieno quanto sia importante in Italia il giornalismo libero e indipendente”.