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La strada resta nel cassetto e lascia Modica in coda

di Redazione -





Storia molto siciliana di una strada annunciata (addirittura per sei mesi con un plastico esposto davanti a un bar) e mai realizzata. Se lo fosse stata, oggi Modica avrebbe avuto lo svincolo est dell’autostrada A18 Siracusa-Gela che sarebbe stato realmente al servizio della città. Quello ovest, aperto il 7 dicembre scorso sulla Scorrevole veloce Modica-Pozzallo e rimasto il solo, sorge infatti in linea d’aria pressoché al centro tra Modica, Scicli e il mare: benché intestato alla Città della contea, non incoraggia i modicani a fruirne perché costretti a compiere un giro più largo potendo più brevemente raggiungere piuttosto lo svincolo di Ispica o quello di Rosolini.

La strada rimasta nel cassetto fu ideata dalla Provincia regionale di Ragusa nella prima metà degli anni Novanta per creare un bypass tra la Statale 115 all’altezza di Borgo Don Chisciotte e la Modica-Mare dove sarebbe sfociata nei pressi del vivaio Careno. Avrebbe consentito di scavalcare il centro urbano di Modica, decongestionando il convulso Polo commerciale, che oggi rappresenta per quanti intendano comunque raggiungere lo svincolo autostradale un lungo nodo in certe ore insolubile per via del frequente intasamento. L’idea era di valorizzare Marina di Modica senza penalizzare il vasto quartiere, la Sorda, che negli anni Settanta, quando l’A18 fu progettata, era solo una zona costellata di villette di campagna ma che oggi appare una cittadina autonoma cresciuta troppo in fretta. La Provincia non pensò che quella strada, per metà ancora oggi esistente ma lasciata allo stato di una trascurata provinciale e per un chilometro e mezza da costruire ex novo, sarebbe stata congeniale in vista di uno svincolo autostradale, perché oggi sarebbe bastato proseguirla per poche centinaia di metri e creare la rampa di accesso alla A18.

Presidente della Giunta provinciale era Giovanni Mauro, più recentemente parlamentare di Forza Italia: “Ricordo perfettamente che c’era questo progetto di strada che poteva diventare uno svincolo autostradale, un’opera molto attesa e condivisa dai modicani, ma non ricordo affatto perché poi non venne realizzata. Un vero peccato, perché sarebbe stato importante realizzarla”. Già. Mauro ha voluto tuttavia fare uno sforzo di memoria e chiesto perciò qualche ora per rivedere le sue carte, supponendo che le ragioni dell’insabbiamento del progetto avessero riguardato questioni geologiche, ma poi ha ammesso di non aver trovato nessun documento. Fatto è che Modica ha perso un’occasione d’oro.
Al tempo del progetto della Siracusa-Gela, nei primi anni Settanta, l’espansione urbanistica della città era immaginata nella direzione opposta a quella lungo la quale si è invece sviluppata.

La nascita dal niente della Sorda (dove per un tratto sono in corso lavori di ampliamento della statale 155 che l’attraversa, voluti per alleggerire il flusso proprio verso l’autostrada) ha determinato uno sconvolgimento dello scacchiere viario i cui effetti principali sono quelli andati a vantaggio degli automobilisti diretti da Ragusa verso Siracusa e Catania, i soli che trovano comodo proseguire sulla scorrevole per Pozzallo e immettersi nella A18. Se così stanno le cose sorge spontanea la domanda circa il progettato raddoppio della Ragusa-Catania, un’opera in fieri, estremamente costosa e a reale beneficio unicamente dei Comuni a nord di Ragusa, da Chiaramonte Gulfi a Vizzini e Francofonte, ma non certo del capoluogo ibleo che la sua autostrada ce l’ha già ed è quella che oggi arriva surrettiziamente a Modica. Dove gli automobilisti in uscita devono continuare a patire le scomodità e i rischi della statale fino a Rosolini, stretta, poco illuminata, curvilinea, scarsamente dotata di segnaletica orizzontale e per di più, arrivati ad Ispica, immessi nel centro urbano nonché davanti alla prospettiva, volendo raggiungere lo svincolo, di tornare sulla provinciale per Pozzallo perché anche quello è a equidistanza tra i due Comuni. Conseguenze tutte queste di grandi infrastrutture che vengono concepite mezzo secolo prima.