La società dell’acqua e quegli sprechi che ora pagano i Comuni
La società dell’acqua che fa acqua da tutte le parti. E che, in poco più di sei mesi dall’inizio dell’attività operativa, ha collezionato esposti, ricorsi e perfino un’inchiesta della Procura. Questa è la storia delle poche luci e tante ombre di Iblea Acque, la Spa partecipata dai dodici Comuni della provincia di Ragusa che si è aggiudicata il mega appalto trentennale, del valore di 1,5 miliardi di euro, per la gestione del servizio idrico sul territorio. Un progetto in house providing, propagandato come una grande opportunità per tutti i cittadini e costituto in fretta per raggranellare fondi del Pnrr, ma che nella realtà si sta rivelando l’ennesimo carrozzone politico, un poltronificio dalle casse vuote che non riesce neppure a garantire la riparazione di una tubatura. Tanto che i primi atti di Iblea Acque sono già finiti nel mirino della magistratura di Ragusa, la quale, a seguito di un esposto presentato dal consigliere Gaetano Mauro, ha aperto un fascicolo che parte dall’accertamento sulla regolarità di alcune assunzioni poco trasparenti. Un’indagine che potrebbe allargarsi a una serie di anomalie tali da configurare danni erariali e abusi d’ufficio. Le sbavature più evidenti riguardano la posizione dell’amministratore unico di Iblea Acque, l’ingegner Francesco Poidomani, che guadagna 95mila euro lorde l’anno ma il cui compenso sarebbe in contrasto con la legge che vieta il conferimento di incarichi non gratuiti a soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza. Se su questa anomalia più di qualcuno ci era passato sopra, il polverone si è sollevato quando la Spa ha indetto un concorso pubblico per l’assunzione di quattro figure professionali. Un’opportunità di lavoro poco pubblicizzata, pubblicata esclusivamente sul sito di Iblea Acque, della quale nei comuni-soci pochi sapevano. L’ad Poidomani si è affrettato a giustificare le assunzioni spiegando che “i candidati non hanno partecipato ad un concorso per entrare nei ruoli della società, ma da una selezione per un incarico a contratto”. Insomma, il manager avrebbe assunto nel suo staff e non in organico i quattro tecnici, due di questi già consulenti esterni nella stessa azienda con un incarico di sei mesi. Un appiglio tecnico per tamponare alle presunte irregolarità, ma che cozza con la promessa di indire un nuovo concorso, fatta dalla società a comitati e consiglieri dei dodici comuni. Perché se quei quattro incarichi fossero stati conferiti all’insegna della trasparenza, non si capisce il motivo di rifare una nuova selezione. La realtà è che la società è già in crisi e tenta di prendere tempo, ma i buoi sono già scappati dalla stalla. E non si tratta più soltanto del solito carrozzone politico del clientelismo, in cui imbarcare raccomandati e amici. Si tratta della gestione nuda e cruda del servizio idrico integrato. Iblea Acque, infatti, deve occuparsi della distribuzione dell’acqua, ma anche del sistema di fognature e depurazione. Eppure finora a mettere mano al portafogli non è stata l’azienda, bensì i Comuni, che non dovrebbero sottrarre denaro dai bilanci per le spese di una Spa. Solo a quello di Ragusa la società deve restituire 6 milioni di euro di debiti. “Iblea incassa le bollette e il Comune paga. Abbiamo dovuto votare un debito fuori bilancio per la riparazione della rete fognaria, un lavoro di 11.500 euro che doveva fare Iblea. Abbiamo pagato una bolletta elettrica sulle pompe di rilancio per il trimestre luglio-agosto-settembre, sempre di competenza della Spa, di un milione e 800mila euro. È impensabile tutto questo, la situazione va chiarita sotto diversi punti di vista”, ha spiegato Peppe Calabrese, consigliere comunale di Ragusa e segretario del Pd, il quale ha aderito al Comitato dell’acqua pubblica in cui sono confluiti diversi amministratori dei dodici Comuni. Passati dalle richieste di chiarimenti ai fatti. Il consigliere comunale di Ispica, Paolo Monaca, ha inoltrato un esposto all’Anac e all’Arera su presunte violazioni nella costituzione della società: la procedura per l’affidamento in house della gestione del sistema integrato nell’Ato 4 Ragusa sarebbe illegittima. E perfino una delle società private, interessata a gestire l’acqua ma esclusa dal bando, ha fatto ricorso al Consiglio di Giustizia amministrativa della Regione Siciliana, dopo una prima bocciatura del Tar. In tutto ciò Iblea Acque ha inviato le prime bollette, con spese pazze e rendiconti poco chiari che hanno scatenato l’ira dei cittadini, decisi a non pagarle. Sta così arrivando una valanga di ricorsi contro le bollette. E in questo caos, molti dipendenti dei comuni-soci di Iblea, almeno 205 che dovevano transitare dal pubblico al privato, stanno rinunciando all’incarico, per il timore di lasciare il posto fisso e finire in una società destinata a fallire.