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Ambiente

La Sicilia è a secco, Dighe quasi vuote: “Situazione critica”

di Salvatore Cannata -





Il monitoraggio delle attuali risorse idriche, l’individuazione di altre fonti di approvvigionamento, la riduzione delle perdite, l’interconnessione tra le condotte degli invasi, l’utilizzo razionale dei quantitativi d’acqua disponibili. Sono forme ormai necessarie in quest’Isola secca che mostra di essere la Sicilia, per alleviare la crisi per l’ormai troppo prolungata assenza di precipitazioni significative e continuative. E sono queste alcune delle misure adottate dall’Osservatorio regionale sugli utilizzi idrici che è tornato a riunirsi nel fine settimana. I tecnici dell’Autorità di bacino, hanno mostrato le proiezioni temporali degli ultimi mesi. Sulla base dei raffronti statistici con i dati storici di piovosità, l’evidente carenza d’acqua rispetto agli ultimi decenni, è oltremodo palese. Il livello di criticità idrica in Sicilia, è “media” e quella soglia di attenzione che appena qualche giorno fa (eravamo ad inizio gennaio inoltrato) riguardava solo le province di Agrigento e Caltanissetta -e neppure tutto il territorio di esse- adesso è stato esteso su tutta la regione.

E con esso, le misure di attenzione che erano state già avviate per il Nisseno e l’Agrigentino -quelle che, al momento, presentano i problemi più importanti sia per l’uso potabile che per quello irriguo-. L’attuazione di queste misure ha permesso l’aumento dell’autonomia temporale dei volumi idrici esistenti, anche interconnettendo le condotte di diversi invasi e l’incremento delle dotazioni garantito dalla riattivazione di pozzi esistenti. Non ci si è limitati a questo per. Anche perché il quadro generale non lascia prevedere, per le prossime settimane, periodi di pioggia. All’Osservatorio è stata coordinata l’azione del Genio civile per il rilascio, con procedure snelle, delle autorizzazioni agli enti gestori per perforare nuovi pozzi; e sono state individuate le misure necessarie per il riutilizzo delle acque reflue e per la sensibilizzazione al risparmio idrico. Fondamentale sarà avere i risultati della ricognizione complessiva dei fabbisogni irrigui che, in tutta la Sicilia, sono in forte sofferenza. L’Autorità di bacino ha autorizzato i trasferimenti tra i diversi invasi e per aumentare la capacità di accumulo, la Regione chiederà al governo nazionale cinque interventi su alcune infrastrutture dell’Isola, già illustrati al Commissario straordinario nazionale che ha delega all’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua he è già stato in sopralluogo ad alcuni invasi siciliani, assieme ai tecnici dell’Autorità di bacino, dell’ENEL, Consorzi di bonifica e dipartimento regionale Acqua e rifiuti. Sono azioni necessarie e prioritarie, già inserite nel “Piano Nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico” inviato al MIT dal dipartimento regionale dell’Agricoltura lo scorso 27 ottobre. Il Piano costa 150 milioni di euro, per adeguare tenuta e dragaggio della diga Rosamarina in provincia di Palermo, migliorarne la gestione, sfangare l’invaso Madonna delle Grazie su cui ci sono le dighe Scanzano e Rossella sempre nel Palermitano, ripristinandone la capacità originaria, la manutenzione della diga Fanaco, le paratoie sul fiume Simeto nel Catanese per alimentarne ìl sistema irriguo e la sostituzione della condotta metallica sempre sul Simeto

L’Osservatorio per gli usi idrici tornerà a riunirsi a breve per accertare l’efficacia delle misure adottate e monitorare il livello di crisi idrica regionale. La politica non tace e qualche giorno fa, dopo una fase di silenzio, Carmelo Pace, capogruppo DC all’ARS, è tornato ad alzare il livello d’attenzione sul luogo dell’isola dove maggiormente è avvertito (e si avvertirà il problema: l’Agrigentino ed il Nisseno. “La situazione relativa alla siccità è drammatica in tutta la Sicilia. Un esempio è la diga Castello,che serve 14 Comuni della provincia di Agrigento ma che al momento, è quasi priva d’acqua visto che su una capienza di quasi 21 milioni di metri cubi, ne contiene solo 8″. Una situazione difficile e dove anche l’aggettivo “drammatica” non sembra una forzatura. I travasi da bacino in bacino, appaiono la panacea solo immeditata; una sorta di brodino per l’ammalato che avrebbe però bisogno di ben altro liquido. Se non piove la situazione rimarrà disastrosa e solo se dovessero tornare le piogge, si potrà vedere la luce in fondo ad un tunnel emergenziale che se in pieno inverno si avverte in maniera importante, diventerà, appunto, drammatico quando la stagione primaverile farà capolino precedendo un’estate che si preannuncia ‘della grande sete’. E lo stato di emergenza, semmai dichiarato, potrebbe non bastare