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Cronaca

La procura impugna la decisione del gip: per Cuffaro l’accusa diventa corruzione

di Vincenzo Migliore -





L’inchiesta sui presunti illeciti nella sanità siciliana torna sul tavolo del tribunale del Riesame. La Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, ha impugnato la decisione del gip che, nei giorni scorsi, aveva parzialmente accolto le richieste dei pm sulle misure cautelari a carico di diversi indagati, tra cui l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro.

Secondo l’accusa, per l’ex governatore – già condannato in passato a sette anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra – non si tratterebbe soltanto di traffico di influenze, come ipotizzato dal gip, ma di corruzione vera e propria. Una riqualificazione del reato che, per i magistrati, riflette meglio la gravità delle condotte contestate nell’ambito della gestione degli appalti pubblici e dei concorsi nella sanità regionale, in particolare quello relativo all’Asp di Siracusa.

L’appello della Procura riguarda anche altri indagati, ma non coinvolge il deputato Saverio Romano (Noi Moderati)Vito Fazzino, che resteranno a piede libero fino al processo. Per gli altri, invece, i magistrati hanno chiesto di riesaminare la decisione del giudice e, in alcuni casi, di inasprire le misure cautelari.

Il gip aveva infatti disposto i domiciliari per Cuffaro, per Roberto Colletti, ex manager dell’ospedale Villa Sofia, e per Antonio Iacono, direttore del Trauma Center dello stesso nosocomio; mentre per Vito Raso, ex braccio destro di Cuffaro, Mauro Marchese e Marco Dammone aveva previsto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e un’interdizione dalle attività imprenditoriali.

L’accusa, invece, punta a rivedere in particolare la posizione di Cuffaro, chiedendo al Riesame di riconoscere la più grave ipotesi di corruzione in relazione all’appalto dell’Asp e di ripristinare i domiciliari anche per l’episodio riguardante presunte mazzette al direttore generale del Consorzio di bonifica occidentale, Giuseppe Tomasino.