Leggi:

Attualità

La necessità della Zes unica per logistica e trasporti

di massimilianoadelfio -





di ANGELO VITALE
I contraccolpi al traffico delle merci tra Europa e Oriente sono solo l’ultima spia di urgenze finora disattese. A Catania, nel lungo e approfondito appuntamento promosso venerdì scorso dai Giovani di Ance è emerso – lo ha raccontato Alessandro Panaro di Srm – come il 52% del traffico nazionale marittimo Ro-Ro passi dagli scali meridionali e quanto essi necessitino, con il sostegno della Zes unica, in investimenti, infrastrutture e logistica per ampliare gli spazi, velocizzare l’imbarco e sbarco delle merci, migliorare la connessione verso l’entroterra.
Una questione che non è solo siciliana, come emblematicamente ha esemplificato Michele Guccione che moderava l’incontro, raccontando come vadano messe in campo e con determinazione attuate misure per evitare – un esempio assai significativo – che i dolciumi di un noto marchio italiano prodotti a Melfi costino di trasporto fino a Milano il 40% in più rispetto a quello dei dolciumi prodotti nei Paesi dell’Est.
E allora, cosa serve ai porti italiani, e in particolare a quelli del Mezzogiorno e della Sicilia, per dare una svolta a questa situazione? “L’Italia – spiega Panaro – deve lavorare sull’efficienza logistica per allinearsi ai valori medi del mondo e dei migliori concorrenti. Paesi Bassi, Germania e Spagna hanno performance migliori delle nostre e “liberano” la nave in minor tempo”. Dall’analisi di Srm illustrata da Panaro, i numeri e il valore di infrastrutture da efficientare e meglio qualificare per sfide che non possono attendere.
In questo scenario, la Sicilia è sul podio delle tre regioni top per import-export marittimo, con un valore di 31,7 miliardi di euro. E piazza tre suoi scali (Augusta e Milazzo al terzo e quarto posto per le rinfuse liquide e Catania al quinto posto per il traffico Ro-Ro) nelle classifiche disaggregate dei top 5 porti italiani.
In generale nel Mezzogiorno, poi, principale “cliente marittimo” sono i Paesi Ue27, che rappresentano l’89% del totale. E, sempre per il Sud, la prima area fornitrice via mare è il Medio Oriente, con il 99% del totale. Un traffico merci, negli scali del Sud, ritornato al massimo trend dopo il rallentamento imposto dall’emergenza pandemica: nel 2023, 223,2 milioni di tonnellate. In un quadro, guardando al Mar Mediterraneo, ove i porti dell’area migliorano efficienza e attrattiva, aumentano la loro quota di mercato (+5% nel periodo 2013-2022) e diminuiscono il loro divario dai porti del Nord Europa. Stimata, l’area Med, di una crescita nei prossimi 5 anni superiore della media mondiale e di Cina e dell’Europa del Nord. Un trend significativo, un treno da non perdere.
Da qui, le attese del comparto per le risposte che potrà dare alle necessità di uno sviluppo per troppo tempo trascurato la Zes, la Zona Economia Speciale ora Unica per tutto il Mezzogiorno: a Palazzo Chigi la Cabina di regia, istituita la Struttura di Missione, prossima l’elaborazione di un Piano strategico triennale e a breve il via di uno Sportello digitale, annunciati i decreti attuativi.
Dall’incontro dei Giovani Ance a Catania, una sola e unitaria richiesta: fare presto, per dotare finalmente l’isola e il Mezzogiorno di infrastrutture efficaci. Per non perdere altro tempo. Proprio Michele Guccione, presentando l’incontro, ricordava l’occasione persa più di 30 anni fa quando non fu colta e accolta, per il Sud e il Paese intero, la visione proposta dal piano industriale Fs di Lorenzo Necci con investimenti pari a 56 miliardi di oggi: “Sulle infrastrutture – diceva Necci – l’Italia balbetta”.