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Attualità

La mafia punta allo spaccio con un occhio agli appalti

di Alessandro Fragalà -





E’ una mafia diversa da quella stragista, ma c’è e si è concentrata sul modo più veloce e semplice per fare soldi, ovvero lo spaccio delle sostanze stupefacenti. E’ un po’ la sintesi, anzi la sinossi, di quanto e tanto si è detto in un congresso che si è tenuto a Palazzo Steri a Palermo dall’eloquente titolo “Mafie e Antimafie oggi”.  Diversi gli interventi tra cui anche quello del procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, che ha fatto il punto della situazione e ha tracciato una sorta di mappa della mafia attuale: “Se, come è vero, la mafia è diversa da quella del ’92, è anche grazie alle misure di prevenzione accompagnate alle altre forme di aggressione. Si diventa mafiosi per il potere e la ricchezza per cui lo Stato deve impoverire le mafie. Una cosa è la responsabilità penale – ha spiegato – per cui il legislatore ci chiede la prova oltre ogni ragionevole dubbio, altro è il procedimento di prevenzione. Faccio un esempio: un pentito attendibile mi parla di un soggetto e del suo patrimonio, sul soggetto non ho altre chiamate in correità per cui io non lo faccio nemmeno il processo perché non voglio garantire patenti di santità a nessuno. Ma certamente posso indagare sul patrimonio della persona per capire quale parte è riconducibile a canali locali e quale no. E se scopro che parte del suo patrimonio non è giustificato dalle sue attività lecite è lui che deve dirmi quale ne è l’origine. A me non pare sinceramente una attenuazione di garanzie. Peraltro parliamo di un processo con tre gradi di giudizio”. Al congresso anche la presidente della commissione antimafia, Chiara Colosimo, che nel suo intervento è tornata al periodo stragista del 1992: “Chi sa parli e lo faccia nelle sedi competenti. E’ fondamentale chiarire davvero cosa è accaduto negli anni delle stragi del ’92. Su questo si gioca molta della credibilità dell’antimafia e per chi come me ha per l’età una immagine sfocata di allora, sapere che non ci sono più ombre, può aiutare a ricominciare a credere nello Stato”. Inevitabile, poi, visto il momento storico, un accenno agli incroci mafia-politica nella gestione degli appalti pubblici: “Sugli appalti pubblici si può fare moltissimo. Io fotografo la criminalità organizzata e la mafia con la capacità di mutamento, la criminalità organizzata non segue le mode, le anticipa. Noi sappiamo che ci sono due binari principali oggi: quello del traffico di droga e quello degli appalti pubblici e privati. Su questi due temi noi abbiamo la possibilità di anticipare la criminalità organizzata: intanto con maggiori controlli ai porti e maggiore repressione nelle piazze di spaccio. E poi, con un appello alla politica a non distrarsi per quello che riguarda gli appalti pubblici e le grandi opere come il Pnrr o il Ponte sullo Stretto che portano grandi economie: è meglio aver un occhio in più e un giorno in più di tempo per le verifiche piuttosto che accorgersi poi che quella grande opera diventa un’altra cassa per Cosa nostra”. Decisamente più filosofico il pensiero del presidente delle camere penali, Francesco Petrello: “Più si guarda all’antimafia sociale e meno l’idea del contrasto attinge a motivi retorici, più si sale verso la politica più il metodo si fa manicheo ‘o con noi o con la mafia’ e ciò arreca danno all’intero ordinamento perché il cosiddetto doppio binario danneggia l’intera idea del processo ed erode gli spazi di legalità processuale”.