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Attualità

La fuga dei siciliani: i viaggi della speranza per curarsi “su” al Nord

di Salvo Gallo -





È un fatto devastante, lo sono i viaggi della speranza, quelli che fa chi passa lo Stretto in aereo preferibilmente ma anche con tutti gli altri mezzi di trasporto, con l’obiettivo di cercare ‘su’, al Nord, il luogo dove curarsi. Se ne parla da tempo ma continua ad essere cosa certa per i Siciliani. Che, evidentemente, non vedono nella sanità isolana una garanzia di soluzione ai loro problemi. Al punto da andarsi a curare fuori. E così, la fuga dei malati siciliani verso gli ospedali del nord Italia, c’è sempre, è costante, non si attenua ed anzi aumenta e crea un ‘buco’ di belle dimensioni nelle casse della sanità isolana, pari a oltre 330 milioni di euro. Perché tanto costa. E perché i dati dicono che è ancora alta la mobilità in uscita dei pazienti che scelgono di curarsi fuori dall’Isola. Troppo alta. Questa volta, i numeri vengono durante l’evento ‘Curarsi in Sicilia’ organizzato da InSanitas e dall’assessorato regionale della Salute retto da Giovanna Volo, in collaborazione con Innogea, Collage Spa e l’Ordine dei giornalisti di Sicilia. La maggior parte delle patologie, classificate in base a tutti i malati dimessi da un ospedale in gruppi omogenei con riferimento alle risorse impegnate per la loro cura -i cosiddetti Drg- è composta da casi di bassa e media complessità. “Un problema spinoso”, come lo ha definito Salvatore Requirez, dirigente generale del DASOE. Un problema di sempre, che si trascina fra annunci di questo o quel politico che esulta di clamorose inversioni di tendenza, salvo poi sbattere di muso su quei dati che non mentono. E che dicono come in Sicilia, esistono vere e proprie eccellenze nel campo della sanità, la cui conoscenza però sfugge. E questa ‘distrazione’ -da capire per colpa di chi…- piazza la Sicilia come la terza regione italiana dopo Campania e Calabria per la fuga di pazienti. La mobilità in uscita dei ricoveri che non si ferma, anche per prestazioni che possono essere facilmente ed efficacemente erogate nell’Isola a patto di una giusta comunicazione che invece non c’è. “Anche da parte dei medici”, spiega Requirez. E alla fine i numeri sono quelli estrapolati dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, dove a fronte di un aumento dei ricoveri, è aumentata anche la percentuale di mobilità passiva, i pazienti che vanno a curarsi al di fuori della Sicilia: per i trapianti 26,8%; otorinolaringoiatria 17,7%, oncologia 16,5%, urogenitale 8,6%, muscoloscheletrico 7,5%, pediatria 7%, respiratorio 4,2%, digerente 3,7%) cardiovascolare 3,6%, cerebrovascolare 2,8 %, perinatale 1,6%. Numeri in aumento rispetto agli stessi dati del 2020. E’ la fotografia di un fenomeno che non tende a regredire e con livelli superiori a quelli della media nazionale. Anche di fronte a offerte mediche eccellenti che nell’Isola ci sono. Un esempio venuto fuori dal confronto di ieri? I trapianti di midollo osseo. Questo genere di operazioni, ha una mobilità del 20%. Eppure in Sicilia si fanno e si continuano a fare con ottimi risultati. Così come i trapianti di cornea, che non sono molti ma che hanno una mobilità del 70%. Incredibile davvero., E ancora più incredibile come se ne continui a parlare tanto e a fare nulla. Mentre la gente dell’Isola continua a viaggiare per curarsi.