Leggi:

Primo Piano

Jerry Calà si racconta: “Sono catanese e siciliano purissimo”

di Alessandro Fragalà -





“Catania è la mia città, sono nato a Catania in via Plebiscito 716, sono nato proprio lì su un tavolo della sala da pranzo a casa dei miei nonni materni che di cognome fanno Fichera”. All’anagrafe Calogero Alessandro Augusto Calà, per tutti Jerry Calà ci tiene a sottolineare la sua sicilianità e a ricordare (cosa che magari in pochi sanno) di essere nato a Catania nel 1951. Origini a cui, nonostante un accento assolutamente nordico, il popolare attore non vuole rinunciare. “Sono un siciliano purissimo: i miei nonni paterni vengono dalla provincia di Caltanissetta e in particolare da San Cataldo. Sono andato via a quattro anni perché mio padre prima lavorava per le linee aeree inglesi, poi invece entrò nelle ferrovie e andammo tutti a Milano. Però una volta le vacanze erano lunghe, per cui io passavo due o addirittura 3 mesi all’anno a Catania, a casa dei miei nonni. In sostanza Catania l’ho vissuta tantissimo nella mia adolescenza”.

Ma di questa sicilianità cosa c’è nel suo modo di essere, di recitare?

“C’è qualcosa ma non lo so cosa c’è di catanese. Insomma potrebbe esserci il carattere, forse il cuore che ci metto in tutte le cose che faccio”.

Sicilianità a parte, possiamo dire che i suoi film rappresentano un po’ lo specchio dell’Italia degli anni ’80?

“Questa è la cosa più importante ed è anche quello che, secondo me, rimane di quei film che abbiamo fatto negli anni ’80, soprattutto con i fratelli Vanzina. Pur nella loro leggerezza, nell’essere delle commedie che avevano soprattutto lo scopo di far ridere, se li guardi oggi ancora tengono il tempo. Rispetto a tanti film che magari escono adesso e che durano lo spazio della programmazione e poi vengono dimenticati, i nostri film invece sono ancora attualissimi. Questo perché rappresentano una fotografia precisa di quel periodo anche nella loro leggerezza. La commedia italiana ha sempre raccontato l’Italia. Se noi vogliamo scoprire l’Italia di qualsiasi epoca andiamo a vedere, per esempio, la grande commedia italiana degli anni ’50, quella degli anni ‘60, fino a quella fatta fino agli anni ’80. Mi permetto di dire che dopo quegli anni, nonostante ci siano attori e registi bravissimi, la commedia italiana si basa più sulla fantasia”. 

Un esempio di quanto abbiamo detto potrebbe essere Vacanze di Natale che, peraltro, ha da poco festeggiato i 40 anni?

“Assolutamente. Ha festeggiato i 40 anni, è uscito nuovamente al cinema e ha fatto anche un sacco di soldi. Quello era proprio una fotografia precisa di quegli anni. Gli arricchiti che andavano a Cortina oppure di quelli che senza una lira ci andavano lo stesso per sembrare arricchiti”.

Una perfetta fotografia dell’itali che peraltro, in due tappe, ha raccontato anche in Vado a vivere da solo e nel suo remake.

“Quel film è nato perché noi non vedevamo l’ora noi di uscire di casa e di affrancarci dalla famiglia. Cosa che è un po’ cambiata. Vi racconto un aneddoto familiare: mia sorella, che oggi non c’è più, ad un certo punto, dato che i miei nipoti non andavano via di casa, è andata via lei”.

Ma quanto è cambiata rispetto agli anni ’80?

“Se non fosse per i cellulari, per i telefonini a cui siamo sempre attaccati non è che sia cambiata molto.  Siamo sempre attaccati al telefonino. C’è questa diffusione istantanea di tutto quello che fai, mentre una volta insomma ci si doveva un po’ cercare per trovarsi. Invece adesso siamo tutti sempre reperibili. Noi giovani degli anni ’80 avevamo sempre voglia di stare insieme, mentre con i cellulari siamo tutti un po’ più soli”.

Ma come si riesce ad arrivare ai giovani di oggi?

“Io non lo so come, ma io ci arrivo ancora. Adesso faccio degli spettacoli in giro, sia in teatro che nelle piazze che nei club e ho un pubblico anche molto giovane. Vedo questi ragazzi e gli chiedo cosa ne sapete di Jerry Calà? E loro mi dicono che sanno a memoria le battute dei film, le canzoni, perché come ti dicevo prima i nostri film rimangono molto attuali, tengono il tempo e anche i ragazzi delle nuove generazioni li scoprono”.