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Attualità

Incontro a Palermo con don Luigi Ciotti e l’arcivescovo Corrado Lorefice

A moderare l'incontrò padre Gianni Notari, direttore dell'istituto Pedro Arrupe

di Redazione -




“Quali trasformazioni per una città più giusta”. E’ questo il tema che ha animato il confronto con gli interventi di don Luigi Ciotti e dell’arcivescovo Corrado Lorefice stamattina presso l’Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe. A moderare l’incontrò padre Gianni Notari, direttore dell’istituto Pedro Arrupe.

Nel trentennale del martirio di padre Puglisi, l’Istituto Arrupe propone un incontro aperto a tutta la cittadinanza.

Nello specifico, si aprirà una riflessione su quale città desideriamo e come è possibile costruirla a partire dalle periferie sociali ed esistenziali, dagli ultimi e da chi non sente risposte alle proprie istanze. Come è possibile rispondere a queste “sofferenze urbane”: il ri-diffondersi delle droghe nei quartieri, la carenza della politica nella gestione degli spazi comuni e nella tutela dei diritti dei cittadini e il dilagare e consolidarsi di una mafia di prossimità nei nostri territori. Palermo 2023 è “una città a macchia di leopardo” dove, accanto a quartieri su cui si opera con interventi massicci di rigenerazione urbana, vivono aree in cui la povertà, le mafie, il disagio sociale e il degrado continuano a crescere e a radicalizzarsi.

Quali sono gli elementi che “inquinano” la comunità e che la rendono indifferente a queste istanze e quali politiche e azioni concrete intendiamo proporre?

“Se ognuno fa qualcosa si può fare molto” è l’invito che padre Pino Puglisi con la sua testimonianza e con il suo martirio continua ancora oggi a rivolgere a Palermo”. “Purtroppo continuiamo ad assistere ad una frattura tra i linguaggi della politica e quelli delle persone che vivono il territorio – afferma p. Gianni Notari, direttore dell’istituto Pedro Arrupe – con una disattenzione continua al mondo dei giovani. A dare alcune risposte, spesso sono solo le associazioni che, nonostante le scarse risorse a loro dedicate, rappresentano un vero e proprio lievito sociale, esprimendo nuovi contenuti, modelli di partecipazione sociale e di cittadinanza attiva in una logica di rete”.