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Attualità

In stato di crisi 470 comuni in Italia: 361 nel Mezzogiorno, 112 in Sicilia. 

di Dario Di Gesù -





Concentrati nelle regioni meridionali i comuni in dissesto. Sono l’88,26% del totale nazionale. La Sicilia prima regione Italiana per numero di dissesti. Gli strumenti normativi di contrasto proposti dall’Ordine dei Commercialisti.

In stato di crisi 470 comuni in Italia (213 in dissesto + 257 in predissesto), di cui 112 (il 23,83%) in Sicilia, dove in dissesto sono 69 comuni (32%), in predissesto 43 (17%).

Il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio afferma che “la normativa attuale è inadeguata. Con il disegno di legge sulla revisione delle leggi sull’ordinamento degli enti locali vanno rafforzati i controlli nei Comuni sotto i 15mila abitanti e gli strumenti per l’emersione tempestiva delle situazioni di squilibrio”.

Su 391 comuni della Sicilia, 112 sono in stato di crisi: 69 in dissesto, 43 in predissesto. I dati provengono dallo studio “Lo stato di crisi degli enti locali: evoluzioni e prospettive” della Fondazionale nazionale dei commercialisti, pubblicato sul sito dell’Ordine nazionale, insieme alle proposte dei commercialisti.

Emerge una situazione di crisi finanziaria (procedure attive) diffusa prevalentemente nelle regioni del Sud (51 % di enti in predissesto, 56 % di enti in dissesto) e in Sicilia (17 % di enti in predissesto, 32 % di enti in dissesto) e, dato ancor più significativo, concentrata in enti di piccole dimensioni (l’82% di predissesti in corso riguarda i comuni fino a 15.000 abitanti di cui il 53% concentrato nei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, mentre il 76% di dissesti aperti riguarda i comuni fino a 15.000 abitanti di cui il 45% concentrato nei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti).

“Il quadro delineato da questa ricerca – dichiara il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio – mostra l’importanza strategica di individuare procedure operative in grado di garantire la continuità dell’attività dell’organizzazione o dell’ente. Urgenza che, nel caso dei Comuni, è accresciuta dal fatto che il dissesto, oltre a ostacolare la ordinata estinzione dei debiti e, dunque, la salute economica dei fornitori a vario titolo, interrompe il funzionamento democratico dell’ente locale e la continuità degli organi eletti”.

“È ormai nota – aggiunge – l’inadeguatezza a farvi fronte da parte delle regole attuali del predissesto”. In vista della possibile prossima pubblicazione dello schema di disegno di legge sulla revisione delle normative sull’ordinamento degli enti locali, i commercialisti avanzano alcune proposte. Innanzitutto, quella di una revisione dei parametri di deficitarietà e degli istituti attraverso l’individuazione di indicatori più stringenti in grado di far emergere tempestivamente situazioni di squilibrio e di rispondere alla loro funzione di allarme preventivo sulla situazione contabile degli enti. I professionisti propongono anche l’introduzione di un “rating della salute finanziaria” e un rafforzamento dei controlli nei Comuni con meno di 15.000 abitanti, ampliando il numero di enti per i quali l’organo di revisione deve essere previsto in forma collegiale in base alla soglia demografica”.