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Salute

In Sicilia ospedali senza medici: “Depenalizzazione necessaria”

di Redazione -





di VINCENZO PIO TETTA e FEDERICO BENNARDO – Giovedì 11 gennaio la Camera ha approvato sei mozioni, presentate da più partiti, trasversalmente, concernenti iniziative in materia di disciplina della responsabilità professionale degli operatori sanitari: il dibattito sulla depenalizzazione dell’atto medico ha assunto un ruolo centrale nel panorama politico e sanitario italiano. Già nel 2017 legge Gelli – Bianco aveva avviato un percorso di bilanciamento tra i diritti del medico e i diritti del paziente con l’introduzione di garanzie e concentrandosi su un paradigma diverso da quello tradizionale, dando priorità alla prevenzione dei rischi e degli eventi avversi, con l’istituzione di un sistema verticale di monitoraggio e prevenzione. Ora la richiesta dei sindacati medici è di completarlo.

Per Pierino di Silverio, segretario Anaao Assomed, depenalizzazione non significa sottrarsi a eventuali responsabilità, bensì prendere atto che il Medico non può essere sottoposto a tre tribunali (ospedaliero, ordinistico e civile). La valorizzazione del personale sanitario passa anche attraverso la garanzia di condizioni organizzative che consentano a medici e infermieri di lavorare in serenità e in sicurezza. Difatti la relazione medico-paziente negli ultimi anni si è deteriorata e ha portato alla diffusione della medicina difensiva, termine che fa riferimento a quelle decisioni, attive od omissive che i medici prendono, non valutando in maniera preminente il criterio essenziale del bene del paziente, quanto piuttosto l’intento di evitare contenziosi per non aver effettuato tutte le indagini o prescrizioni adeguate, o, al contrario, per aver effettuato trattamenti ad alto rischio di complicanze per il paziente.

Sono infatti circa 35 mila le denunce che ogni anno colpiscono i medici, di queste il 97% delle cause finisce nell’assoluzione o nell’archiviazione. La proposta di depenalizzazione mira ridurre i costi inutili, per una cifra stimata intorno ai 10 miliardi di euro, come riportato dalla nota depositata agli atti in Commissione Affari Sociali della Camera in occasione dell’audizione dall’ACOI, ma anche ad evitare ritardi nella diagnosi del paziente. A beneficiarne, infatti, sarebbero le liste d’attese, oggi, in gran parte rallentate dalle prioritarie prestazioni di pronto soccorso e molte delle quali richieste a maggior tutela del medico prescrittore. Altra conseguenza della medicina difensiva è la riduzione dell’interesse verso specialità considerate rischiose con riduzione del personale sanitario in alcuni ambiti meno appetibili, incrementando sia lo stress per chi vi opera (overshifting) sia il rischio di errore, che a sua volta alimentano la sfiducia dei pazienti in un circolo vizioso che è interesse della collettività interrompere prima che sia troppo tardi. Nel mondo solo Italia, Polonia e Messico non hanno depenalizzato l’atto medico. Sostegno anche da parte del Ministro della Salute Schillaci, che si contrappone al silenzio del Ministro della Giustizia Nordio.

Le eccessive responsabilità a cui i medici sono sottoposti, aggiunte al numero di ore in eccesso non retribuite e lo stipendio non in linea con quello degli altri colleghi in Europa sta provocando una lenta emorragia del personale verso la sanità privata. Accade anche in Sicilia dove, per citare uno degli ultimi esempi, l’ospedale “Villa Sofia” di Palermo è stato costretto a chiudere il reparto di ortopedia per carenza di personale o, ancora, ad Agrigento, a Sciacca, a Licata e Canicattì dove, in questo ultimo caso, “ a fronte di una pianta organica di 128 medici, ne risultano 45”, come denuncia il segretario generale della CGIL siciliana. Intanto i concorsi banditi dai manager vanno a vuoto e presto ci si troverà a fronteggiare una dura battaglia per vedersi garantito il diritto a ricevere cure e prestazioni con il rischio di trovarci pazienti debilitati a scioperare nelle piazze.